Scriviamo per far conoscere, per celebrare, per far riflettere o per riflettere noi stessi, mentre raccontiamo una storia. Quando hanno valore, le storie che raccontiamo ci portano sempre a farci delle domande; storie come quella di Assunta Legnante, fresca vincitrice del suo quinto oro consecutivo nel lancio del peso ai Mondiali Paralimpici, hanno anche il potere benefico di farci sentire piccoli: non per l’impresa sportiva ma per la realtà che c’è dietro, per l’esistenza attraversata, per l’aver saputo reinventare la vita quando l’esistenza le ha, letteralmente, spento la luce.

Assunta conviveva sin dalla nascita con un glaucoma, che le permetteva di vedere soltanto dall’occhio sinistro attraverso una lente; il destro già quasi spento.
Un giorno è stato il buio totale, dopo essere stata un’atleta che in carriera aveva vinto la medaglia d’argento ai Campionati europei di atletica leggera indoor 2002 e il titolo europeo ai Campionati europei indoor di Birmingham nel 2007. Nel 2006 si era posizionata al quinto posto ai Campionati europei di Göteborg.

Potremmo dire un’atleta “normale” fino a un certo punto, poi un’atleta eccezionale, quando ha deciso di illuminare la propria esistenza e la propria, nuova, carriera paralimpica ripartendo da Londra 2012 – subito oro, come poi a Rio – e infilando una sequela di risultati da record. Ma il vero primato è un altro: consiste nell’essersi reinventata come atleta dopo aver dovuto fare i conti con una vita da affrontare da un certo momento in poi con “strumenti” diversi, con un coefficiente di difficoltà più elevato nella propria quotidianità ma senza aggiungere altre privazioni a quella alla quale l’ha obbligata la degenerazione della sua malattia.
Un ri – lancio della propria autostima e della voglia di vivere, oltre che di vincere, che andrebbe insegnata nelle scuole, a tutti quei ragazzi con due occhi che vedono benissimo ma che non scorgono alcuna possibilità quando si scoraggiano, da soli o per colpa di altri.