In arrivo la “dichiarazione di antifascismo”? ▷ Borgonovo: “Fatto molto inquietante”

Lo “psicoreato” è il famoso metodo repressivo del totalitarismo descritto da George Orwell nel suo 1984.
Uno strumento tramite il quale la “psicopolizia” ha il potere di determinare e successivamente punire chiunque contrasti la posizione generale: il cosiddetto “mainstream”. Reato che le persone possono commettere anche solo a livello interno alla propria mente.
Poco importa se il pensiero “errato” della situazione sia espresso consciamente o inconsciamente.
La società dei giorni di oggi sembra sempre di più avvicinarsi a quell’idea di mondo nel quale regna indisturbato il “Ministero della Verità”.
Strumento che ai giorni di oggi è non poco correlato alla cosiddetta ideologia “woke“, nata negli Stati Uniti sotto l’ala protettrice del movimento Black Lives Matter.

Basti pensare alle continue e a tratti insistenti richieste di “dichiararsi antifascista“.
Non troppo remota è quella di Elly Schlein nei confronti della premier Giorgia Meloni.
Un altro recente fatto controverso viene raccontato da Francesco Borgonovo, vicedirettore de La Verità.
A Roma nel decimo municipio c’è una proposta – dice Borgonovo – di istituire un regolamento che dice che non bisogna concedere spazi, o alcun tipo di supporto, e bisogna anzi denunciare alle autorità tutti gli eventi che siano in qualche modo riconducibili a idee sessiste, omofobe, razziste, fasciste, naziste“. Alla presenza di voci non conformi la soluzione sarebbe quella che la proposta prevedrebbe: per chiunque voglia organizzare un evento, il diretto interessato dovrebbe firmare una “dichiarazione di antifascismo”.
Una sorta di “sottomissione ideologia“, la definisce Borgonovo.

Ma chi c’è dietro?

Su quale base si può pretendere una qualcosa di così assurdo?” – tuona Eugenio Capozzi, professore di Storia Contemporanea.
Per questa gente del politicamente corretto una qualsiasi offesa è una violenza vera e propria.
Cioè se a loro non sta bene una cosa che tu dici in quanto loro fanno parte di una categoria che si sente attaccata, per loro quello è come se tu li avessi aggrediti e fatto una violenza fisica.
Quindi io posso pretendere che tu venga azzittito, che tu venga cancellato dal dibattito.”
Il problema che evidenzia Capozzi è che tutto questo “lo stabilisce un qualcuno al quale, non si sa per quale motivo, viene data un’autorità assoluta. Su quale base lo stabilisce? Lo stabilisce semplicemente perché si trova in quel momento in una posizione di potere“.