C’è una notizia che io credo quasi incredibile: il principio costituzionale della difesa del risparmio in tutte le sue forme non è – ripeto, non è – garantito in Italia. Ora, se l’avesse detto il barista sotto casa dal quale vado a prendere il cappuccino e brioche, avrei detto “è l’opinione del barista sotto casa”. Peccato che sia quanto ha sottolineato il presidente della Consob, il professor Paolo Savona, uno degli ultimi grandi economisti italiani che nel corso della presentazione dell’ottavo rapporto della Commissione sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, affronta una serie di argomentazioni pesanti come questa.
In primis, le discriminazioni sul risparmio di trattamento normativo tra attività di portafoglio ostacolano il raggiungimento dell’obiettivo della tutela del risparmio italiano in ogni forma, dove è necessario garantire una parità di trattamento normativo, non solo tributario, tra tutte le attività possedute. E già questa è una prima argomentazione pesante di Savona. In secundis, il fenomeno della crescita dell’inflazione, definita da Savona “una tassa iniqua e occulta“.
Iniqua perché ha un peso diverso, cioè l’inflazione su un povero, un peso su un riccone o un altro. E occulta perché non è trasparente. Dice Savona che “i suoi effetti potevano essere mitigati costruendo un portafoglio ad hoc“. In pratica una critica al governo, ricordando che la funzione di utilità della politica economica deve garantire il lavoro.

Io ve lo dico da questa rubrica tutti i giorni il professor Savona uno dei più grandi economisti italiani ci dice ci ricorda una roba che, se lo dico io, è una banalità.

Per fortuna la dice il Presidente della Consob. Grazie Presidente.
Sono chiari gli obiettivi: garantire il lavoro, redistribuire il reddito, tutelare il risparmio. Vero Governo Meloni?
Afferma poi che la politica economica seguita dopo la ripresa dell’inflazione ha scelto di privilegiare le prime due a scapito del risparmio, su cui ha gravato maggiormente l’aumento dei prezzi. Ultimo punto, non per ordine di importanza, sono le conoscenze finanziarie dei risparmiatori italiani non ancora sufficientemente diffuse né rispetto ai concetti di base come quello di diversificazione degli investimenti, né rispetto alle tipologie di strumenti finanziari, né rispetto alle dimensioni del rischio finanziario.

Queste affermazioni sono apparse ancora una volta sul Sole 24 Ore. Mi permetto di ricordare che sulla nostra Costituzione non c’è scritto che la Repubblica deve tutelare i risparmiatori “a condizione che questi siano informati“. Non c’è “a condizione che“. La Repubblica deve tutelare. Risparmio, punto. Ficcatevelo bene nella testa. Questo è il punto. Non è che quelli che non sono acculturati possono essere lasciati morire in mezzo alla strada, è chiaro.

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