Vi è una notizia, purtroppo non particolarmente rincuorante che giunge dagli Stati Uniti d’America. Nei giorni scorsi era stato individuato un pallone spia della Cina che sorvolava gli Stati Uniti d’America per ragioni di spionaggio e soprattutto, pare, di spionaggio militare. Questa almeno la versione fornita da Washington. Come sempre accade, i professionisti dell’informazione, i padroni della coscienza, non si sono peritati di rendere conto anche della versione di Pechino. Sicché ancora una volta noi ragioniamo nel quadro di un conflitto tra Oriente e Occidente, ascoltando sempre e solo la versione dell’Occidente. In ogni caso è arrivata prontissima la risposta degli Stati Uniti, dacché l’arcobalenico e vegliardo Joe Biden ha deciso senza ambagi di far abbattere il pallone spia cinese. E così è stato. È stato abbattuto il pallone spia cinese e questo è chiaramente un segnale assai forte in funzione anticinese. Quali saranno dunque gli sviluppi? Quali le possibili traiettorie del conflitto? L’ipotesi da non scartare è che presto si addivenga a una conflittualità fra Washington e Pechino, analoga a quella già in atto tra Washington e Mosca. Lo diciamo non solo per la vicenda del pallone abbattuto, che in qualche modo è l’epilogo di una tensione crescente, di una climax di tensione che si è registrata negli anni, direi, e che ora giunge davvero a compimento. Lo diciamo perché effettivamente Washington è già da tempo in attrito con la Cina. Si potrebbe anzi dire che se Mosca è l’obiettivo, nell’immediato Pechino lo sarà sempre più negli anni a venire. E forse l’episodio del pallone abbattuto non fa che accelerare i tempi di questa conflittualità che si fa ogni giorno più evidente, ogni giorno più intensa.

Potremmo forse dire che il caso Taiwan potrebbe essere la polveriera che fa divampare la conflittualità diretta tra Cina e Stati Uniti. Possiamo dire da un certo punto di vista, che Taiwan sta alla vicenda cinese come l’Ucraina sta alla vicenda russa, essendo Taiwan di fatto proprio come l’Ucraina, un bastone che gli Stati Uniti adoperano per provocare rispettivamente la Cina con Taiwan e la Russia con l’Ucraina. Sicché non è davvero da escludere che questa vicenda possa deteriorarsi e che presto possiamo trovarci in una guerra realmente combattuta non solo contro la Russia, ma anche contro la Cina, dove ovviamente l’Italia e l’Europa tutta svolgeranno come sempre la parte di colonia al traino di Washington, di carne da macello che Washington userà come ora già sta usando l’Ucraina in funzione antirussa. Del resto possiamo ben dire che la stessa alleanza tra Russia e Cina non piace a Washington ed è anzi ciò che ultimamente ha determinato la tensione sempre crescente di Washington verso la Cina. Sì, perché Washington ha provato in ogni guisa ad allontanare Pechino da Mosca, a convincere Pechino a non supportare Mosca. Ma sappiamo che Pechino sa bene che dopo Mosca tocca a lei, nell’ordine delle aggressioni imperialistiche made in U.S.A., e quindi anche in ciò sono da vedersi le ragioni di questa cordiale intesa tra Pechino e Mosca. Del resto, proprio nelle ore scorse Pechino pare abbia mandato armi a sostegno di Mosca in funzione anti imperialistica. E del resto, lo dico senza ambagi e senza perifrasi edulcoranti, è da sperare in un’alleanza sempre più solida tra Pechino e Mosca, dacché è la sola speranza per un mondo multipolare sottratto all’imperialismo di Washington, chiamato globalizzazione neoliberale.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro