Il Portogallo non porta soltanto a spasso il pallone: lo fa anche divertire. L’equilibrio persistente che immaginavamo, anche sulla falsariga di Marocco – Spagna, stasera non è esistito, per merito della prova autorevole degli uomini di Fernando Santos.

Prima parliamo un attimo di tutte versioni che può avere la dietrologia: molti di quelli che pretendevano di individuare l’utilità di Cristiano Ronaldo anche nella versione piuttosto anonima del girone iniziale, sono forse gli stessi che stasera hanno assegnato alla sua esclusione tutti i meriti dell’efficacia della prestazione lusitana. Di certo, il ventunenne Gonçalo Ramos del Benfica capitalizza con efficacia e pregio tecnico la sua chance: al netto della rivedibile soglia di reattività di Sommer, il gol con cui apre le marcature al minuto 17 è roba da alta scuola, dalla preparazione alla conclusione, potentissima e precisa, con cui scaraventa l’uno a zero sotto la traversa, dopo essersi ricavato l’angolo di tiro in una porzione d’erba non più grande di un azulejo.

Lui e il Portogallo proseguono così, fino allo scavetto di marzapane del cinque a uno, che per il ragazzino vale anche la tripletta personale.

Punteggiatura della serata, le giocate intuitive di João Félix, filiforme delizia che danza sui tacchetti.

Il finale è anche di Cristiano: ovazione alla carriera per l’ingresso, una punizione sulla barriera, una ricerca ossequiosa da parte dei compagni. Chissà che scampolo di utilizzo avrà nella gara contro il Marocco, in un mediterraneo incrocio di tatticismi e suggestioni.

Al di là di ogni considerazione e con il profilarsi di quarti di finale in cui ballano fascino e precedenti storici, oggi è finita un’epoca, dal pomeriggio alla sera, per due motivi: va a casa il tiki taka, dopo un mondiale evanescente è orfano del centravanti classico; non è più intoccabile, né intoccabile, Cristiano. Una specie di calcistica era glaciale, seppur raffreddata artificialmente dall’aria condizionata del Qatar.

Paolo Marcacci