Dato che il sistema italiano è bancocentrico, il Governo italiano, soprattutto nella prima parte della gestione pandemica (Governo Conte II), ha preso una decisone strategica scorretta.

Tra le molte misure di agevolazione possibili ricordiamo le differenze essenziali: agevolazione in conto impianti; agevolazione in conto esercizio; agevolazione in conto fiscale; agevolazione in conto interessi; agevolazione in conto garanzia.

Dal punto di vista dell’analisi strategica sarebbe stato necessario intervenire con forme e tecniche che tenessero conto delle ragioni del peggioramento dei bilanci. Dato che, come è noto, tale peggioramento si è determinato per un’improvvisa e non pianificata diminuzione dei ricavi (imposti da lockdown e mutate circostanze imposte dal governo), le misure strategiche adatte a correggere il conto economico sarebbero dovute essere un combinato disposto delle prime tre forme di agevolazioni. Tali forme, infatti, impattano sul conto economico ma anche in termini di cash flow come entrate straordinarie o al contrario come minori uscite straordinarie.

Sto leggendo un capitolo della mia pubblicazione dal titolo “Il COVID-19 e l’impatto sull’economia italiana”. In questa pubblicazione io tratto esclusivamente sotto il profilo tecnico e economico la questione. Dal punto di vista economico è innegabile un fatto: il Governo Conte II e in seguito il Governo Draghi I hanno mantenuto un impostazione che è quella di dare agevolazioni in conto garanzia.

Tradotto: alle imprese italiane che hanno subito gli effetti di due anni di pandemia non sono state date agevolazioni in conto impianti, in conto servizi, in conto fiscale – ovvero “ti do del denaro a fondo perduto oppure non ti faccio pagare le tasse” – che avrebbero impattato correttamente sul conto economico, invece – lasciando perdere le agevolazioni in conto interesse che non avrebbero risolto il problema – si è scelta la misura peggiore: si è detto “vatti a indebitare in banca, che io ti do una garanzia statale”.

Per di più, quello che sta succedendo è che le poche, pochissime agevolazioni che sono state date adesso i commercialisti hanno il dovere (entro novembre) di dichiararle, tra l’altro, con tutti i rilievi civili e penali di cose che il Ministero delle Entrate già dovrebbe sapere.
In questo paese non c’è più la cultura della piccola impresa e della libera professione.

Malvezzi Quotidiani – L’Economia Umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi