Da oggi il cosmo si spinge un passo più in là, e non è esattamente un “piccolo passo”.

Questa è l’immagine più antica che avete visto finora. Non la più antica che vedrete, forse, ma fare di meglio del James Webb Space Telescope sarà molto difficile: questo perché tanti record, in una sola foto di ammassi di galassie, non si erano mai visti.
Non si erano mai visti corpi celesti di questa portata con una resa così definita, né, come anticipato, avevamo scorto luce più antica nella storia dell’universo.
Risale addirittura a “soli” 600 milioni di anni dopo il Big Bang: l’ammasso di galassie SMACS 0723 come appariva 13, 8 miliardi di anni fa (ripreso anche dall’Hubble con risultati meno avanzati) ha un’importanza di carattere estetico e gnoseologico.

Estetico perché non c’è resa più profonda del cosmo, conoscitivo perché ci renderà in grado – secondo il N.1 della Nasa – «di rispondere a domande che ancora non sappiamo formulare».
La massa di questi corpi è tale da piegare lo spazio tempo e presentare gli elementi celesti più lontani come fossero dietro una lente: parliamo delle masse rossastre che definiscono l’effetto “lente”, confermando un postulato previsto dalla teoria della Relatività.

Ma non è tutto, perché le nuove immagini in corso di divulgazione renderanno tutto questo un gustoso antipasto. L’inizio di un nuovo modo di rappresentare l’universo, ma anche di comprenderlo. “Lo scenario di questa immagine corrisponde a un pezzetto di cielo grande quanto un granello di sabbia sulla punta di un dito“, ha sottolineato l’amministratore della Nasa Bill Nelson. Un granello di sabbia dal valore scientifico inestimabile.
Da oggi il cosmo si spinge un passo più in là, e non è esattamente un “piccolo passo”.

Alessio De Paolis