Cosa sta succedendo nel mondo delle emittenti? Per l’attuazione del Piano Nazionale di Assegnazione Frequenze è stata avviata la ripartizione delle frequenze tra le emittenti italiane. Un argomento tecnico che, per chi lavora nelle emittenti, rappresenta un problema.
Si stanno riducendo sempre più le frequenze e il pluralismo ne fa le spese. Come al solito in questi casi, il potere si sta concentrando nelle mani di pochi che da soli detengono una gran parte delle frequenze. Che sia un nuovo modo per censurare l’informazione non mainstream? mettendo a tacere definitivamente le medie e piccole emittenti, che comunque hanno diritto ad esprimersi.

Fabio Duranti ha parlato in trasmissione di questo argomento: “Avevi i tuoi trasmettitori che nessuno poteva spegnere, se commettevi un reato venivi denunciato e c’era un processo che stabiliva le tue colpe. Nessuno ti chiude, perché non puoi chiudere il pluralismo, prendi la persona e la persegui ma non il mezzo, perché il mezzo rappresenta il pluralismo“.

“Gli stiamo concedendo il fatto che il pluralismo deve essere assolutamente eleminato.

Il sistema di modulazione di frequenza è stato ed è il protagonista della storia della radio. Sulla radio è stata fatta una sorta di trust perché le grandi reti si sono comprati un po’ tutto e alla fine l’FM l’hanno ridotta ad essere solo per chi va in auto. Sui vecchi sistemi quindi e sui nuovi sistemi c’è la famosa guerra. Sulla tv stanno facendo la stessa cosa: prima avevano leggermente aumentato gli spazi per poter diffondere e adesso li stanno restringendo nuovamente.

Il pluralismo significa che io ho un mezzo. Faccio degli investimenti insieme ad un gruppo di persone per comprare le attrezzature. Hai in mano la tecnologia, installi trasmettitori che coprono un’area e fai la tua rete di diffusione. Lo stato ti concede, visto che hai le caratteristiche, una porzione dell’etere per poter trasmettere ma devi avere una serie di requisiti. Questo accadeva prima. Hai una concessione, i trasmettitori sono tuoi, non possono spegnerti.

Avevi i tuoi trasmettitori che nessuno poteva spegnere, se commettevi un reato venivi denunciato e c’era un processo che stabiliva le tue colpe. Nessuno ti chiude, perché non puoi chiudere il pluralismo, prendi la persona e la persegui ma non il mezzo, perché il mezzo rappresenta il pluralismo.

Poi sono cambiate le regole: le radio, le televisioni, noi compresi, non siamo più – pur avendo le concessioni – i proprietari degli impianti digitali. Siamo proprietari soltanto di un documento che ci autorizza a chiedere agli operatori di rete una porzione di banda per trasmettere. L’operatore di rete è un privato.

Stanno togliendo canali per fare più spazio, soprattutto, a chi ha già. Quindi il pluralismo, piano piano, viene eroso. Ecco il nuovo modo di censurare e per evitare che vi sia una democrazia compiuta e pluralista. L’iniziativa privata del pluralismo non esiste più. I beni sono tutti in mano a pochissime persone che fanno parte della stessa cricca. Devi stare attento a quello che dici, perché tutti faranno di tutto per non apparire, per fare quello che si chiama shadow banning. I sistemi digitali sono nelle loro mani”.