Se un giorno trovaste il vostro nome in un dossier dei servizi segreti, di quale illecito pensereste di essere sospettati?
Molto probabilmente sarebbe difficile ipotizzare di trovarsi su una lista a mo’ di taglia in stile Far West per la semplice “colpa” di pensarla diversamente dal Governo, ma tant’è, perché ciò che è accaduto nelle ultime ore è – semplificando parecchio – proprio questo. Anzi, è scattata di recente la caccia alla talpa che avrebbe fornito la lista dei “putiniani d’Italia” agli organi di stampa, benché il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Franco Gabrielli venerdì si sarebbe pronunciato con toni ridimensionanti: “Il perdurare di una campagna diffamatoria circa una presunta attività di dossieraggio da parte della comunità di intelligence (in realtà inesistente), mi ha convinto a chiedere al Dis di declassificare il tanto evocato ed equivocato Bollettino sulla disinformazione che avrebbe ispirato il noto articolo apparso sul Corriere della Sera“.
“Non esiste un Grande Fratello, una Spectre in Italia“, continua Gabrielli: “Nessuno, tanto meno il governo, vuole investigare sulle opinioni delle persone…“.
Pronta e decisa la replica del giornalista Mario Giordano sulle pagine de ‘La Verità’: “Proprio perché lei è così bravo, mi domando: chi diavolo gliel’ha fatto fare di organizzare la conferenza stampa di venerdì? Come le è saltato in mente di presentarsi a dire non c’è un dossier sui filo russi tenendo in mano il suddetto dossier?“.
Dossier che poi sarebbero quattro, e che al di là delle minimizzazioni “in un Paese civile avrebbero fatto cadere il governo per una cosa del genere”. Invece?
Invece inizia già il de profundis della stampa filogovernativa, che ora ‘ammortizza’ la questione mettendo sotto il tappeto il danno subito dai nomi tacciati di essere filoputiniani con un fare da psicopolizia (i reati di parola sono altri). Intanto gli interessati, da Giorgio Bianchi ad Alessandro Orsini, passando per Maurizio Vezzosi e altri indecisi, sarebbero pronti a querelare il quotidiano di Lucio Fontana.
Giordano, dal canto suo, è pronto a urlare la sua indignazione anche via social.