La pandemia ha rimesso in discussione il nostro modo di concepire la sanità e il rapporto uomo-salute. In nome del contagio zero sono state attuate misure eccezionali di limitazione della socialità e imposte norme coercitive bio-sanitarie. In tal modo il Covid-19 è sembrato aprire nuovi scenari nei processi decisionali del potere, ribadendo l’autorità dello Stato sui principi e sulle libertà individuali. La difficoltà della stampa di raccontare le realtà all’interno degli ospedali, sia nella fase acuta del virus sia nelle sue fasi successive, ha rappresentato un ulteriore grave vulnus ai principi della democrazia.

La giornalista Angela Camuso, reporter del programma Mediaset “Fuori dal Coro“, è stata tra le poche voci a raccontare con lucidità le dinamiche interne alle strutture ospedaliere. Immagini crude, dolore e solitudine: questo il desolante paesaggio che si è aperto agli occhi della Camuso, impegnata in prima linea per far luce sul trattamento riservato ai pazienti Covid e sulle critiche condizioni del sistema sanitario italiano davanti alla pandemia.

La testimonianza di Angela Camuso in diretta a “Un Giorno Speciale”.

“Persone trattate come animali nelle corsie degli ospedali, persone che sono state legate ed intubate contro la loro volontà e si è tentato di farle passare per pazze, sottoponendole a perizie psichiatriche. Per loro non era concepibile che una persona si rifiuti di farsi intubare e tornare a casa. Poi chi è riuscito ad uscire, oltretutto, non è morto. Senza considerare la cosa vergognosa degli abbandoni a casa dei malati Covid con i protocolli tachipirina e vigile attesa. Noi abbiamo legittimato l’abbandono di chi aveva più bisogno. In nome dalla salute pubblica che dovevamo tutelare, abbiamo calpestato il diritto alla vita di chi aveva più bisogno di noi”