Voglio farvi ridere, ma non posso farvi sorridere, con la questione del biliardino. Secondo qualcuno sarebbe da trattare alla stregua del videopoker, o di tanti altri passatempi che genererebbero ludopatia. Si è parlato pure del flipper, ma col biliardino è ancora più macroscopica la ‘cazzata‘. Che venga in mente a uno ci può stare, ma che il concetto venga raccolto e si avvii addirittura un iter parlamentare per approvare una norma, non solo fa ridere, ma spaventa anche un po’.

Intere generazioni sono cresciute con il biliardino, sia come passatempo invernale nel bar sotto casa, sia nello stabilimento balneare. Cos’è che dà più dipendenza? E’ meglio vedere i nostri bambini stare per ore con la faccia storta sotto ipnosi davanti al loro tablet o cellulare – con il danno neuronale che questo genera – che vederli ridere e scherzare attorno a un biliardino? Quella era vita reale, come le risate, lo scambio e i dialoghi che c’erano attorno.

Cari signori, se pensate che il biliardino sia un focolaio di dipendenza e addirittura di ludopatia, e invece trovate normale che i nostri ragazzini chiamino “rapporto” i giochi a distanza o che la stessa chat sia una cosa normale che non dà dipendenza, visto che qui ci si può anche fidanzare molto prima di incontrarsi, io veramente alzo le mani.
Dietro questa cosa c’è, come ogni volta in cui prevalgono la burocrazia e il burocratese come linguaggio, una specie di sonno della ragione. Si pensa anche di aver fatto qualcosa di sensato: questo veramente mi atterrisce.
Spengete i cellulari, radunatevi intorno al biliardino, continuate se possibile a farci spendere soltanto la monetina per tirare fuori le palline.

E un altro tipo di palline non fatecele girare con queste idiozie… se possibile.

La Bacchettata del Prof. Marcacci