Il paragone dei conduttori dei maggiori dei talk show italiani e di tanti altri giornalisti provano a fare tra il fenomeno dei neonazismo in Ucraina e i neofascisti in Italia come Casapound e Forza Nuova è assolutamente fuorviante, un paragone assurdo.

Eppure questo paragone lo hanno fatto nell’ordine: Giletti, Brindisi, Parenzo, Mentana, Formigli. Tutti lì a dimostrare che i neonazisti hanno un bassissimo peso elettorale pari a quello degli italiani Casapound e Forza Nuova. Quindi parlare di denazificazione sarebbe assurdo. Nulla di più falso.

È vero che il peso elettorale dei partiti di estrema destra in Ucraina è calato quasi a livello di quelli italiani. Il problema non è il peso elettorale di questi partiti ma il numero di incarichi che questi personaggi hanno avuto e il modo in cui dettano le linee ai governi che si sono susseguiti.

I battaglioni dei neonazisti ucraini si sono resi responsabili del cambio di governo del 2014, quando è stato rovesciato Janukovyč. Quella protesta è sfociata nella fuga del presidente ucraino che stava facendo accordi con la Russia solo ed esclusivamente per l’intervento violento in quella fase dei battaglioni neonazisti. Loro sanno benissimo che il merito di cambio di governo è il loro e che non ci sarebbe stato alcun cambio alla presidenza dell’Ucraina se non fosse stato per loro.

Pur non avendo peso elettorale, hanno preteso incarichi di prestigio al governo. Il governo ad interim nato da quella che doveva essere una rivoluzione democratica nel 2014, troviamo addirittura 4 ministri provenienti da Svoboda, il partito di estrema destra ucraino. Che cosa è accaduto subito dopo? Questi personaggi controversi sono stati costretti a dimettersi. Si sono dimessi dal governo ma hanno preteso di poter mettere le mani sul nuovo governo nascente.

Hanno rinunciato ai ministeri ma hanno preteso incarichi nelle forze armate e dell’ordine, nell’esercito e nella guardia nazionale. Il loro battaglione più violento, il battaglione Azov, è stato integrato nella Guardia nazionale ucraina. Abbiamo poi diversi esempi: Andriy Parubiy è stato segretario del consiglio nazionale per la sicurezza ed la difesa, era il cofondatori di Svoboda. Lui ha guidato i sanguinosi attacchi contro i separatisti filorussi dell’Ucraina orientale, eppure nel 2016 è stato eletto addirittura presidente del Parlamento ucraino.

Poi abbiamo Dmitry Yarosh, capo del gruppo di estrema destra, Pravyj Sektor, il più violento della rivoluzione di piazza Maidan, ed è stato comandante dell’esercito volontario ucraino e poi il vice al Consiglio nazionale della sicurezza e della difesa. Poi abbiamo Vadim Troyan, vicecomandante del terribile battaglione Azov, accusato dall’Ocse e da Amnesty international di crimini guerra, nominato capo della Polizia a Kiev e poi è stato nominato facenti funzioni della Polizia nazionale dell’Ucraina, poi vice-Ministro dell’Interno.

Ditemi quando è mai capitato nella storia italiana che qualcuno di Forza Nuova o Casapound sia diventato vice-ministro dell’Interno? Il paragone è assolutamente fuorviante. Nonostante il basso consenso elettorale a questi personaggi è stato dato un ruolo importantissimo mettendo le mani sull’esercito e sulla polizia. Dal 2014 i governi ucraini vivono sotto ricatto dei neonazisti, tanto che sono stati loro a far naufragare gli accordi di Minsk. Soltanto i nostri giornalisti ignorano questa realtà. Non si può far giornalismo e fare collegamenti, ignorando quella che è la piaga virulenta del neonazismo.

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