In questi ultimi giorni circola incontenibile una notizia tra le tante. Una notizia che non può non calamitare la nostra attenzione. La notizia riguarda il fatto che McDonald’s, la nota catena di paninoteche ultra globalista, starebbe per abbandonare o già avrebbe abbandonato la Russia di Putin. Taluni si spingono a sostenere, non si sa se sia vero fino in fondo, che si tratta della fine della globalizzazione, del suo declino inarrestabile. I più naturalmente e non ce ne meravigliamo presentano questa perdita come un danno clamoroso per la popolazione russa che da ora in avanti sarà privata della gioia e del privilegio della nota paninoteca globalista portatrice del gastronomicamente corretto planetario. McDonald’s peraltro non è soltanto l’emblema di un sapore, o se preferite della dittatura del sapore politicamente corretta, quella che pretende di imporsi su scala planetaria. McDonald’s è anche l’emblema di una razionalità produttivista e efficentista di ordine squisitamente capitalistico. È il medesimo che si impone su scala planetaria, è un modo ultra tecnicizzato di gestire razionalmente dal punto di vista del capitale il lavoro e la produzione.

Insomma è uno degli emblemi principali del capitale e della civiltà merciforme. Procedendo anche in questo caso in direzione ostinatamente controcorrente possiamo ben dire che si tratta di una notizia da accogliersi con sommo giubilo. La fine della globalizzazione, se fosse reale, sarebbe d’accogliersi con immensa gioia. Essa infatti sarebbe il primo passo verso la creazione di un mondo finalmente diverso, finalmente sottratto al colonialismo unilaterale di matrice atlantista. Un mondo cioè finalmente aperto a un multiverso di pluralità anche identitarie sottratte alla presa mortifera del monopolarismo statunitense. Quella che chiamiamo globalizzazione, non mi stancherò di ribadirlo, altro non è se non l’americanizzazione coatta dell’intero pianeta, il suo passaggio Occidente, ossia la coazione per il mondo intero di assumere come paradigma di riferimento, di esistenza, di pensiero e di produzione quello americanocentrico.

Non ci stupisce invero che i menestrelli del pensiero unico politicamente e gastronomicamente corretto piangano a dirotto per la notizia della fuga di McDonald’s dalla Russia. Sono comprensibilmente terrorizzati dall’idea che la globalizzazione sia reversibile. La fine della storia e l’irreversibilità della globalizzazione appaiono sempre di più ogni giorno che passa due miti privi di ogni tenuta. Appaiono due ideologie neoliberali che contrabbandavano per descrizioni quelle che in realtà erano prescrizioni e desideri della plutocrazia neoliberale. Quella plutocrazia neoliberale che non vede l’ora di mutare il proprio disordinato ordine in destino naturale eterno.

Ecco sotto questo riguardo, lo stiamo apprendendo, cominciano a maturare forme di dissenso anche radicali rispetto al paradigma unico della globalizzazione politicamente e financo gastronomicamente corretta. Per questo possiamo ben dire che questi segnali sono importanti perché ci rivelano che nella storia nulla vie è di irreversibile.

RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro