Aria di censura anche ai massimi livelli dello Stato italiano. Nel luogo più alto della democrazia rappresentativa italiana, il Parlamento, va in scena il silenziamento di un’opposizione già ridotta ai minimi termini. Non basta l’ennesima questione di fiducia posta nella seduta di ieri dal Ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà sull’approvazione (senza emendamenti, subemendamenti ed articoli aggiuntivi) dell’articolo unico del disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto 21 marzo 2022, n. 21, recante misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi Ucraina. Quando la mossa è stata criticata in modo veemente dall’Onorevole Francesco Forciniti si è consumato lo sgarbo decisivo. “Ieri, avete fatto perdere 24 ore a questo Parlamento, perché non avevate i numeri. Oggi, mettete la cinquantesima fiducia – o giù di lì – da quando c’è questo Governo, e fate perdere altre 24 ore a questo Parlamento”: queste le prima parole pronunciate dal deputato di Alternativa. Pochi secondi dopo, nel pieno della sua invettiva, il vicepresidente Andrea Mandelli ordina lo spegnimento del microfono e sospende la seduta.

La contestazione su quanto accaduto è stata mossa ancora da Forciniti in Aula nella mattinata odierna, rivolgendosi al deputato Fabio Rampelli, chiamato a presiedere la discussione a Palazzo Montecitorio: “Grazie, sugli articoli 8 e seguenti, perché sono in Parlamento da quattro anni e mezzo e ogni volta che è stata posta la fiducia da un qualsiasi Governo è stata permessa ai parlamentari di opposizione almeno la possibilità di stigmatizzare il comportamento del Governo e rivendicare per l’Aula un maggiore rispetto; è successo sempre, anche durante i precedenti Governi Conte, che ponevano la fiducia molto meno spesso di quanto non accada oggi.

Ebbene, ieri il Ministro D’Inca’ ha posto tipo la cinquantesima questione di fiducia, ho chiesto la parola per un intervento sull’ordine dei lavori, proprio per rivendicare il diritto del Parlamento a poter essere messo nelle condizioni di lavorare, e il Presidente di turno, Andrea Mandelli, mi ha spento il microfono dopo trenta secondi, senza lasciarmi svolgere il mio intervento, senza alcuna motivazione.

Questa è censura allo stato puro! Lo stesso partito del Presidente Mandelli, quando era all’opposizione, aveva tutto il diritto e si prendeva tutto il diritto di fare gli stessi interventi, anche politici, di dissenso rispetto al Governo. Me ne darà conferma il collega Baldelli di Forza Italia, lo stesso partito di Mandelli, che, ogni volta che veniva messa la fiducia durante i Governi precedenti, rivendicava e si prendeva tutto lo spazio per poter almeno dissentire rispetto a un Governo che comprime i tempi del dibattito e non lascia spazio al Parlamento.

Allora, se noi ci abituiamo a questa forma di censura e la riteniamo normale, veramente stiamo scivolando verso una china pericolosa, se accettiamo queste cose come normali senza che nessuno dica nulla. Allora, lo dico io che è una vergogna che ieri il Presidente Mandelli mi abbia impedito di svolgere un intervento politico che si è sempre fatto ogni volta che sono state poste le questioni di fiducia in quest’Aula.

Vorrei che qualcuno me lo spiegasse. Oggi c’è lei, Presidente Rampelli: vorrei capire se è ammesso che, dopo la posizione della questione di fiducia, si possano fare interventi almeno in dissenso per le opposizioni, perché, se la risposta è “no”, vuol dire che fino a oggi siamo stati totalmente fuori dai Regolamenti per quattro anni; se la risposta è “sì”, allora vorrei che lei me lo dicesse, me lo mettesse per iscritto, perché non solo comprimiamo i tempi in Commissione, non solo mettiamo la fiducia, ma adesso impediamo anche alle forze di opposizione di poter dire in due minuti che non siamo contenti di come vadano i lavori in quest’Aula.

Vorrei che lei mi desse ora una risposta: se è ammesso che si possa parlare dopo che D’Inca’ pone la fiducia, e in tal caso censurare quanto ieri il Presidente Mandelli ha fatto in maniera vergognosa. Lei me lo deve dire, non ci sono scappatoie! Lei mi deve dire se ieri il Presidente Mandelli ha agito correttamente, spegnendomi il microfono dopo trenta secondi, senza neanche farmi parlare.

Non possiamo abituarci a questo tipo di censure, perché altrimenti poi è ipocrita pensare di voler esportare diritti, libertà e democrazia in giro per il mondo quando poi in casa nostra ce li stiamo perdendo un pezzo alla volta, accettandolo anche in silenzio. È una vergogna, è una vergogna! Siamo quattro gatti, almeno rispettateci e dateci due minuti ogni tanto per poter dissentire”.