Se la storia viene scritta dai vincitori, Europa e Stati Uniti hanno plasmato la nostra visione del mondo. Il successo economico e militare delle potenze occidentali a partire dal XVI sec. ha imposto il nostro modello in tutto il globo. Tale senso di superiorità occidentale ha alimentato incomprensioni, criticità e difficoltà nel rapporto con le altre culture.

Il primato occidentale viene oggi sempre più incrinato dai processi economici e demografici mondiali in atto. La falsa prospettiva sulla centralità dell’Occidente è messa però in discussione dall’ascesa di nuovi player geopolitici. Popolazione, economica e dimensioni territoriali sono fattori fondamentali per l’agone politico internazionale e oggi giocano contro l’Occidente.

La stessa natura cartografica, la rappresentazione simbolica per la navigazione, soffre delle tare occidentali e dei presupposti errati basati su una percezione di egemonia globale. Partendo dagli errori fondamentali dell’osservazione cartografica, Fabio Duranti mette in discussione i dogmi che ancora oggi condizionano, nelle scenario globale, le azioni della Nato e dell’Occidente.

L’intervento in diretta di Fabio Duranti

“Nei dibattiti di geopolitica può accadere che ci mostrano delle carte dove le dimensioni sono diverse le une dalle altre, dove i paesi della Nato sembrano giganteschi rispetto ad altri apparentemente più piccoli. Inoltre non ci mostrano che la Terra contiene 8 miliardi di persone. Noi c.d. occidentali, cioè quei paesi che ritengono di avere la verità e la democrazia in tasca, siamo solo 800 milioni. Il pianeta ne ha 8 miliardi: gli altri 7 miliardi cosa pensano del nostro modello? Noi forziamo per omologarli al nostro modello, è giusto e lo possiamo fare? No alle guerre, si alla neutralità, soprattutto di un paese come l’Italia. Questo pianeta meraviglioso deve essere rispettato. Esportare democrazie oppure voler dominare, qualsiasi attività che rompa l’equilibrio di questo pianeta è criminale. Dobbiamo lavorare per creare la pace, perché siamo tanti e siamo tutti diversi. Dobbiamo rivedere gli equilibri pensando che questo pianeta non ce lo restituirà nessuno”