Un telo nero che oscura uno dei capolavori italiani, un segno di lutto per evidenziare il no alla guerra: la copia del David di Michelangelo in piazza della Signoria, Firenze, dalla mattina del 6 marzo non è più visibile agli occhi delle migliaia di turisti che ogni giorno visitano il capoluogo toscano. Nel giorno della nascita dell’artista rinascimentale (06.03.1475) il sindaco Dario Nardella ha scelto un gesto forte e discutibile per stringersi attorno ai popoli che stanno patendo il conflitto. “Vogliamo così ricordare le migliaia e migliaia di vittime che in questi dieci giorni già si sono contate”, ha commentato il primo cittadino dem commemorando la memoria di chi ha perso la vita sul suolo ucraino in entrambi i fronti.

L’iniziativa è di certo potente, forse fin troppo evocativa, un colpo inferto all’intera società occidentale. L’offensiva russa a Kiev accostata all’oscuramento di una delle opere più rappresentative della parte di mondo che abitiamo. Un modo di intendere la cultura che non rispecchia però i canoni di un’arte indipendente dalla politica e dalla gestione della cosa pubblica. Chissà magari neanche Michelangelo avrebbe apprezzato e si sarebbe unito alle critiche pronunciate dal direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schimidt: “Le statue nei musei e sulle piazze delle nostre città hanno un forte valore non solo artistico ma educativo, poetico, identitario, di incoraggiamento individuale e collettivo. Vestirli o tatuarli con proiezioni di loghi commerciali o di messaggi politici falsa il loro senso e nolente o volente li banalizza, spesso ridicolizzandoli. Coprirli invece completamente, per qualunque motivo, equivale a una censura, e pertanto si oppone ai fondamenti della società libera”.

Il rivestimento nero al David è stato interpretato in questo modo anche da Fabio Duranti, che ha chiesto un parere in diretta ai professori Alberto Contri e Enrico Michetti. Questo il dibattito avvenuto in diretta a Un Giorno Speciale, con Francesco Vergovich.