Abituato com’è a somministrare cure ad personam dal lontano ’95, per il Dottor Gerardo Torre non poter più curare a domicilio sarebbe stato come trattenere il respiro. La terapia domiciliare ha ovviamente radici ben più lontane di quelle consolidate a marzo 2020 con l’arrivo del Covid, ma anche per quest’ultima malattia si è rivelata un’arma molto utile. L’ultima trasmissione a testimoniarlo è stata quella di Sigfrido Ranucci, dalla quale si evince che in più dell’80% dei casi – anche gravi – l’ospedalizzazione è stata evitata grazie all’intervento precoce del medico all’arrivo dei sintomi.
Ma sulle nostre frequenze da ormai più di due anni abbondano le testimonianze di medici e pazienti che hanno optato per questa soluzione, di fatto andando contro il “consiglio” del Ministero tutt’ora vigente, cioè quello di aspettare ulteriori sintomi ed assumere paracetamolo. Un consiglio seguito dalla stragrande maggioranza dei colleghi del Dottor Torre, che si sarebbe guadagnato per bocca di questi ultimi l’appellativo di “stregone”.
La buona notizia è che il provvedimento dell’ordine non è stato una sospensione, ma una più “leggera” censura.
Sentiamo il suo commento ai microfoni di Stefano Molinari.

E’ una censura nella quale si determina un mio comportamento fuori dai rapporti imposti dalla medicina apicale: in effetti io mi sono comportato così per una serie di motivi.
Innanzitutto non ho accettato la storia della tachipirina e vigile attesa, le terapie vanno sempre determinate da un medico che visita, per cui se io non visito una persona non posso dare informazioni protocollari visto che non sai mai che sintomatologia hai di fronte. Anche i sintomi del Covid (che viene combattuto dal sistema immunitario) possono essere affrontati a seconda del soggetto che hai davanti. Almeno da gennaio 2021, visto che i medici erano tutti vaccinati, io ritengo che i medici di territorio dovessero comunque scendere in campo e creare un rapporto di prevenzione e non un rapporto di abuso, perché non c’è epidemia al mondo che possa essere affrontata in ospedale.

Inoltre ho mille volte sottolineato, sull’onda delle vaccinazioni, che se ancora una volta i colleghi fossero scesi in campo probabilmente mettendosi sotto braccio i propri pazienti avrebbero eliminato tutti quei disagi e quelle paure che ha tantissima gente. Badate bene che la vaccinazione di massa è una grandissima distorsione, nel senso che se io un paziente ritengo di poterlo valutare nelle sue condizioni patologiche avverse a un rapporto vaccinale, io devo modulare a seconda di questo il farmaco che gli devo dare. La vaccinazione è comunque sempre un rapporto farmacologico per cui secondo me c’è tanta di quella gente che non andava vaccinata e tanta di quella gente che doveva essere assolutamente vaccinata. Anche questo per chi oggi mi censura e non ha una valutazione serena sarebbe illogico“.