La rete d’influenza di Mario Draghi sembra ormai essersi estesa in modo capillare in tutti i gangli del potere. La moral suasion politico-sociale dell’ex numero uno della BCE appare avere piegato ogni forma di possibile resistenza al potere. Figure storicamente critiche e fuori dagli schemi mainstream sembrano aver frenato la propria carica polemica abdicando al proprio ruolo di pungolatori dei potenti.

In questo caso a cadere nell’ipocrisia dell’esecutivo Draghi è stato Vittorio Sgarbi, da sempre alfiere del non politicamente corretto e uomo del dissenso. La sua voce acuta contro le formule stantie del potere è apparsa improvvisamente perdere decibel nel muovere una critica ampia e complessiva dell’operato “draghiano”.

Pur alzando i tiro contro green pass e misure restrittive imposte dall’esecutivo, Sgarbi è apparso insolitamente timido nel portare a compimento una critica completa e mirata a Draghi stesso, la reale fonte di tutte le norme poste in atto. Stranamente il critico d’arte ha fermato la sua parola appuntita sull’oggetto dell’invettiva e non sulla causa stessa, non portando a pieno fine il suo ruolo di combattente del potere. “Si ribellino” dice Sgarbi “i miei compagni di Parlamento e quelli che sono al governo, ma Draghi non deve cadere”.

Fabio Duranti commenta in diretta le parole di Vittorio Sgarbi