Si dimenticano dettagli quali la possibilità di trovare lavoro agevolmente a tempo determinato, contrarre un mutuo, mettere su casa. Cose che erano normali all’epoca della liretta e diventati sogni irrealizzabili nell’epoca dell’euro.

Se non è stato vissuto un periodo storico, non si può che credere a ciò che viene narrato nei libri di scuola. Questo succede oggi agli scolari. La loro generazione è stata allevata nella cultura popolare americana importata negli anni 80′ al giro di boa del pensiero economico da Keynesiano a neo-monetarista e liberista.

C’è una narrazione impartita nelle scuole fino ad arrivare alle università in cui alle nuove generazioni, quelle che non hanno vissuto per motivi anagrafici l’epoca della Lira, viene raccontato che c’era un’inflazione a due cifre, che era difficile vivere in quel mondo e che per fortuna siamo entrati nell’Euro.

Questa narrazione si è sviluppata quando negli anni 80′ siamo passati dalla cultura popolare italiana ad una cultura popolare americana, cioè quando siamo passati da un mondo occidentale incentrato su una visione economica che era quella che per circa 20-25 anni ha seguito il pensiero di un certo signor Keynes il qual riteneva che fondamentalmente riteneva che si dovessero spostare i percentili della ricchezza verso le fasce più basse.

Invece è cambiato ad un certo punto il modello economico in America e in tutti gli altri paesi occidentali, cioè un pensiero neoliberista e monetarista, un pensiero che ha fiducia cieca nei mercati e che deve essere minimo l’intervento dello stato e che quindi bisogna consentire le privatizzazioni.

La sintesi di questo discorso è che oggi i giovani pensano che prima stavamo male e oggi stiamo bene. Quelli che hanno qualche anno in più dovrebbero riflettere attentamente.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi