Nel periodo post Covid si parla molto di PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che dovrebbe servire, con dei fondi europei, per far ripartire l’economia italiana. Un piano che però, secondo Valerio Malvezzi, non produrrà gli effetti sperati, visti anche i precedenti. L’esperto economista, infatti, ha mostrato in alcune slide quanto in realtà l’Italia non sfrutti mai a pieno quelli che sono i fondi europei previsti per i vari Paesi comunitari.

Secondo i dati che riguardano i fondi strutturali e di investimento europei dal 2014 al 2020, l’Italia sarebbe seconda. Per l’Italia sarebbero infatti stati stanziati – secondo tali dati – 88 miliardi di euro destinati agli investimenti. Sul totale pianificato, però, l’Italia ha deciso di investire in progetti circa l’88% di tale somma. La cifra scende ancora se andiamo a guardare l’effettiva spesa dello stanziamento previsto: appena il 52% della cifra iniziale.

“Questo è a quanto ammonta l’importo complessivo dei fondi europei pianificati per i vari Paesi comunitari. Questo è quello che succede dal 2014 al 2020. Draghi va a parlare ai sindaci nonostante sappia benissimo come siano gli uffici pubblici. L’Italia è il secondo Paese per totale pianificato dei fondi strutturati e di investimento tra il 2014 e il 2020. L’Italia è il secondo Paese per i cosiddetti fondi pubblici destinati agli investimenti.

Nello stesso periodo abbiamo sul totale pianificato l’Italia che ha deciso di stanziare l’88%. Che cosa succede? Nella slide precedente eravamo al secondo posto, qui siamo al terzultimo Paese. Quando dobbiamo passare a fare i progetti, finiamo in fondo alla classifica. Non abbiamo le capacità per pianificare, la capacità di spendere.

Veniamo al punto numero tre: quanto noi effettivamente spendiamo. Noi spendiamo il 50% circa di tutti i soldi stanziati. La nostra capacità di spesa è la capacità. Da quando si fanno discorsi politici a quando si fanno progetti e quando poi si realizzano, in tutta questa filiera, il concetto che arriva al cittadino è la metà dei famosi fondi europei sono poi finiti a fare cose pratiche. Se rispetto al totale noi spendiamo effettivamente la metà, anche io considero la metà.

Questi soldi non sono soldi dell’Unione Europea ma soldi italiani che noi diamo a loro e che ci vengono restituiti per fare quello che viene dettato da Bruxelles. Dietro questi dati c’è un altro dato. Come mai succede tutto questo? Perché nella Pubblica Amministrazione ci sono stati centinaia di tagli, come tagli della spesa pubblica. Negli ultimi trent’anni abbiamo avuto percentuali rilevanti di tagli. Quello che sto dicendo, anche avendo parlato con sindaci, è che c’è un problema di cui non parla nessuno.

C’è un tempo nel quale noi dovremmo fare i progetti del PNRR. Stiamo parlando di due anni per spendere risorse di gran lunga superiori di queste in tempo inferiore. Il personale è minore di quello che c’era prima. Tutta quella leggenda che cambieremo l’Italia grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza mi lascia scettico, non penso che ne abbiamo la capacità. Ritengo che sia molto più probabile che alcuni amministratori tireranno fuori progetti già pronti che potevano essere finanziati con la finanza italiana, mentre così potranno dire ai propri cittadini che avranno fatto qualcosa. Il prezzo è che noi cediamo la sovranità parlamentare perché dal 2023 il nostro Parlamento dovrà solamente ratificare cose che verranno decise da Bruxelles.

Come fanno a sostenere che noi dobbiamo investire in sanità se poi dicono che dobbiamo tagliare la spesa pubblica? C’è un problema di scelta politica. Se noi continuiamo a non avere autorità finanziaria, non si possono sostenere progetti a debito. Questi soldi dovranno essere rifinanziati. Abbiamo creato povertà, perso tessuto industriale, aumentato le tasse… Contenti voi!”.