La situazione, è inutile negarlo, sta precipitando, e un pezzo dopo l’altro stiamo perdendo diritti e libertà fondamentali che mai ci verranno restituite dal potere. Stefano Puzzer, la guida dei portuali in rivolta contro l’infame tessera verde, è stato espulso da Roma per un anno. Questo il provvedimento preso contro di lui, nella forma detta che in termini tecnici viene detta daspo. Si era recato da Trieste fino in Piazza del Popolo per aspettare qualcuno che dal governo andasse a parlargli, ad ascoltare le sue ragioni e a dialogare con lui e i portuali.

“Io sono qui, mi metterò su questa panchina e aspetto che arrivino”, queste le placide parole di Stefano Puzzer ma in luogo dell’auspicato dialogo è arrivato l’esposto di espulsione: non potrà tornare a Roma per un anno. Un provvedimento duro e punitivo che ci domandiamo a quali categorie sia usualmente applicato.

Qual è la colpa di Stefano Puzzer? Quella di essersi battuto con i suoi compagni a Trieste in difesa del lavoro e dei diritti sociali, contro l’infame tessera verde della discriminazione e del controllo totale. Puzzer che si era fatto benedire con il santissimo siero per sua scelta aveva detto tuttavia di non poter accettare che a suoi fratelli, privi dell’infame tessera verde, venisse impedito l’accesso sul luogo di lavoro. Da lì era partita la sacrosanta pacifica, democratica protesta sua e dei suo compagni del porto di Trieste. Il moto di dignità e riscatto è giunto dalle classi lavoratrici

Da Trieste i portuali ci hanno ricordato cosa significa lottare in modo pacifico e con la schiena dritta per il lavoro, la costituzione e le libertà individuali fondamentali. La violenta risposta del potere non si era fatta attendere a Trieste con la squallida repressione dei manifestanti per mezzo degli idranti della Polizia. Non si fa attendere la violenta repressione del potere nemmeno ora a Roma, con il dialogo negato.

Quale peggiore espressione di sé può dare un governo se al cospetto di chi pacificamente vuole dialogare risponde con la violenza di un esposto di espulsione, negando la possibilità stessa del dialogo. Nessun dialogo quindi, nessun ascolto, il potere neoliberale personificato dall’ex banchiere euroinomane Mario Draghi non dialoga con nessuno e non vuole ascoltare nessuna voce dissenziente. Il regime neoliberale divenuto oggi leviatano tecno-sanitario utilizza la violenza contro chiunque osi non allinearsi e dire magari di no anche in forma pacifica.

Se non altro ora possiamo dirlo veramente sono cadute tutte le maschere, è chiaro che ciò che stiamo vivendo non è semplicemente un’emergenza sanitaria ma è una sciagurata svolta autoritaria che usa la narrazione dell’emergenza sanitaria perpetua come base per reintrodurre una strutturazione verticistica del potere, come fondamento ancora per mutare gli assetti fondamentali della società, della politica e dell’economia.

Se tutto può essere messo in discussione dacché vi è un’emergenza sanitaria allora anche la libertà di espressione e il diritto di assemblea. Non vi è diritto davvero che non può essere sospeso dice il teorema del nuovo leviatano tecno-sanitario. In ciò sta il pericolo della situazione attuale.

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