Giorni frenetici quelli che hanno seguito l’entrata in vigore del Green Pass sul luogo di lavoro, sia nel pubblico che nel privato. Chi ha scelto di non sottoporsi alla vaccinazione, infatti, ha a disposizione solo un’altra strada per scongiurare l’ipotesi della sospensione dal lavoro e dunque lo scenario terrifico di rimanere senza stipendio: il tampone ogni 48 ore. Un’ipotesi certo percorribile, ma non senza difficoltà economiche: nonostante i prezzi calmierati, svolgere un tampone ogni due giorni è un costo non da poco per le tasche di un lavoratore medio.

La scelta del Governo, sostenuta dai vari partiti, ha fatto nascere il malcontento in tutta Italia. Su tutto, è passato alla cronaca il sit in dei portuali di Trieste, che hanno deciso di scioperare per poi venire sgomberati dalle forze armate con idranti e lacrimogeni contro i manifestanti inermi, portuali che hanno mantenuto sin dal primo giorno di sciopero un atteggiamento gandhiano sotto la guida di Stefano Puzzer, facendo entrare al lavoro i non aderenti e impostando da subito un atteggiamento pacifico nei confronti delle forze dell’ordine.
Come risolvere la situazione ed evitare ulteriori tensioni che potrebbero degenerare inesorabilmente? Per Fabio Duranti la strada da percorrere è un’altra: le sue parole a ‘Un Giorno Speciale’.

“Noi vogliamo capovolgere il principio ‘si vis pace para bellum’ dei latini, cioè il fatto che dobbiamo guerreggiare per sconfiggere le persone che vogliono governare con il pugno di ferro, con gli idranti. Come si fa a sconfiggere questa malvagità? Noi non vogliamo passare per la guerra. Non dico che dobbiamo porgere l’altra guancia ma trovare una soluzione per evitare che bisogni passare per la guerra. Questo significa civiltà.
A volte noi veniamo fraintesi. Non vogliamo passare per la guerra. La guerra è sempre una cosa orrenda. I nostri nonni e bisnonni spesso hanno dovuto sotterrare i propri figli proprio per la guerra. Noi vogliamo evitare di fare una guerra, ma come facciamo? Dobbiamo mettere in campo tutti gli strumenti che abbiamo.

Cosa fa male al capitalismo? Al capitalismo fa male se noi ci fermiamo, se noi non compriamo, non spendiamo. Se noi scioperiamo. I portuali di Trieste non sono scemi, anzi, hanno mostrato lucidità. Immaginate se tutta l’Italia dicesse che non vuole questa vessazione e si fermasse. Ovviamente non saranno mai tutti, perché c’è qualcuno che da questa storia ci guadagna: pensate ai vaccinatori, a chi vendeva le mascherine farlocche. La maggioranza delle persone però ha capito che il Green Pass è solo uno strumento. Credo che la strada sia la protesta civile, il fermarsi. Se io mi fermo tre giorni a te ho creato un danno colossale.

Ricordo che nell’83 ci fu un problema in Belgio. I governanti sbagliarono alcune cose e furono costretti ad aumentare il carburante di uno o due centesimi. Il popolo fece uno sciopero generale, i distributori erano vuoti. Dopo una settimana, il Governo ha tolto l’aumento perché ci aveva già rimesso cifre folli. Mi stai vessando? Io faccio in modo tale che tu non possa farlo. Se noi smettiamo di consumare, allora ti siedi al tavolo delle trattative.

L’assalto alla CGIL non è stato fermato, anzi, alcuni ritengono che fosse in un piano della strategia della tensione e quindi è stato favorito. Come mai al porto di Trieste – in un porto franco, e adesso ci saranno delle indagini – qualche centinaio di persone sedute sono state attaccate con gli idranti, anche contro anziani, bambini, persone inerme e disarmate? Cittadini italiani contro cittadini italiani. Un disagio c’è. Leso anche il diritto di manifestare e di scioperare, invaso un porto franco dove non potevano entrare. Sono andati in massa per salvare il denaro, non gli interessava quello per cui stavano manifestando, interessava che le merci continuassero a circolare. Se tutti i cittadini prendessero coscienza che il modo più giusto è quello di consumare il minimo, otterremmo qualcosa. Loro vogliono che continuiamo a consumare. Fermiamoci un attimo, pacificamente, altrimenti aspettiamo che il clima si avveleni ancora”.