Con il Decreto Legge 23.7.21 n.105 dal titolo “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19 e per l’esercizio di sicurezza di attività sociali ed economiche”, è stata disposta l’introduzione del Green Pass all’articolo 3. Dal 6 agosto, sul territorio nazionale, l’ingresso in determinati luoghi pubblici è consentito esclusivamente ai soggetti muniti della tessera che certifica che la persona abbia il vaccino, sia guarita da meno di sei mesi o abbia un tampone negativo svolto nelle ultime 48 ore.

L’utilizzo fatto della tessera verde in Italia non rispetterebbe però gli obiettivi primari del Green Pass, istituito dall’Unione Europea con il solo obiettivo di agevolare la libera circolazione fra i Paesi membri, come previsto dai Trattati. Nessun intento discriminatorio, quindi, nella tessera introdotta dall’UE, al contrario di quanto invece sta accadendo in Italia.
La differenza nell’utilizzo della misura ha portato l’europarlamentare Antonio Maria Rinaldi a presentare un’interrogazione all’Unione Europea.

“È stato un parto molto difficile in Europa perché bisognava conciliare le giuste esigenze di tutti ma soprattutto dare un dispositivo digitale per poter favorire la libera circolazione in Europa come previsto nei Trattati. Nell’ultimo anno e mezzo, bisognava presentarsi con un tampone scritto: il caso classico è quello degli austriaci che non facevano passare i camionisti. Per rendere omogenea la procedura si è pensato a questo documento.
È fatto per snellire la circolazione, non per impedire l’accesso nei ristoranti, nelle palestre e tutto quanto.

L’Italia utilizza lo strumento europeo con delle finalità che non sono quelle previste dal regolamento che le istituisce. Il nostro decreto legge dà delle limitazioni discriminatorie nei confronti delle persone che non sono vaccinate. C’è un’applicazione che legge le certificazioni di tutta Europa. Questo è per snellire la procedura”.