Il successo azzurro in Euro 2020 porta inevitabilmente impresso il nome di Roberto Mancini. Dopo tre soli anni da Ct azzurro, il tecnico è riuscito a vincere il suo primo trofeo con la Nazionale: un trionfo arrivato sul campo di Wembley, contro i padroni di casa inglesi. Emozionante, al termine della sfida dopo l’ultimo rigore parato da Donnarumma, l’abbraccio con Gianluca Vialli: un’immagine che rimarrà nel cuore di tutti gli italiani.

Il giorno dopo lo straordinario trionfo, ai microfoni di Radio Radio Lo Sport, ha parlato Marco Gaetani, giornalista autore del libro “Roberto Mancini, senza mezze misure”.

Il cronista ha voluto raccontare alcuni aspetti nascosti del tecnico che ha portato l’Italia in cima all’Europa

“C’era dell’ottimismo ma così tanto forse lo aveva soltanto Mancini. Da quello che dicono i giocatori, ci credeva tanto. Di Mancini mi ha sempre appassionato la figura: ricordo gli ultimi anni di carriera, con lui prima alla Samp e poi Lazio. Non si vergognava delle debolezze e dei suoi eccessi. Se c’era da litigare, non si tirava indietro. Era addirittura complicato condividere lo spogliatoio con lui ed è impressionante vedere come da allenatore sia stato in grado di far convivere insieme 26 giocatori e uno staff. La dimensione da Ct gli ha tolto qualche pressione che invece hanno gli allenatori di club: ha potuto lavorare più tranquillo e tanta gliene hanno data anche le persone che hanno lavorato con lui, Vialli e non solo. È la fotografia dei rapporti che ha creato nella sua carriera. Questo gli ha dato la tranquillità che ha poi dato ai giocatori.

Ci sono tante foto di Mancini in questo Europeo. La palla che gli arriva addosso all’Olimpico e la stoppa di tacco… Non c’è bisogno di aggiungere parole. Ci ha fatto capire che il calcio ce l’ha dentro. Ci sono poi gli abbracci con Vialli che hanno un sapore particolare per il momento che ha vissuto.
Europeo? Partire da un disastro di quel tipo ti toglie un po’ di peso ma lui è stato bravo a crederci. Non si è mai nascosto: lo scorso anno quando ci fu l’annuncio del rinvio disse ‘Lo vinceremo l’anno prossimo’. Ha dato tranquillità al gruppo ed è riuscito a far passare a questi giocatori gli stimoli giusti per non perdere mai la bussola. L’Italia ha sempre avuto un piano molto chiaro. L’anno in più? C’è qualcuno che si è aggiunto. Spinazzola lo scorso anno non sarebbe probabilmente partito titolare. Mancini viene da un calcio in cui il ragazzo forte viene preso e buttato in campo”.