“Italia non aderirà a Green Pass?”: sul piatto la risposta dell’OMS che suona come una minaccia

Così si è rivolto nei giorni scorsi all’Italia il signor Kluge dell’OMS Europa: “Italia non aderirà a Green Pass? Ci rifletta bene”.

L’affermazione di Kluge presenta nemmeno troppo obliquamente il retrogusto particolarmente fastidioso della minaccia. Come a dire: “non aderite al Green Pass? Pensateci bene perché potreste pentirvene”. Come sappiamo ora, e sottolineo per ora, l’Italia si è opposta all’introduzione del Green Pass globale, o come meglio dire, dell’infame tessera verde planetaria.

Cosa che naturalmente non è affatto piaciuta all’Organizzazione Mondiale della Sanità e ai suoi sacerdoti. Infatti l’Organizzazione Mondiale della Sanità manifesta in modo plateale il proprio dissenso per il tramite della dichiarazione semi-minacciosa da cui abbiamo testè preso le mosse. Personalmente, e spero di cuore di sbagliare, sono convinto che l’Italia farà presto retromarcia e si adatterà cadavericamente, come del resto è solito fare in pressoché tutti gli ambiti possibili.

In ogni caso, chi vivrà vedrà. Il punto su cui richiamare l’attenzione, tuttavia, mi pare essere un altro. Come volevasi dimostrare, e come noi stessi abbiamo ampiamente argomentato nel nostro studio Golpe Globale, Capitalismo Terapeutico e Grande Reset, le misure introdotte per contrastare l’emergenza finiscono per sopravvivere all’emergenza stessa.

Di più, finiscono per mutarsi in nuova normalità, o più precisamente in nuovo metodo di governo neoliberale delle cose e delle persone. Ciò lascia sorgere il più che legittimo sospetto che l’emergenza sia stata solo l’alibi per introdurre misure che in assenza dell’emergenza non si sarebbero potute facilmente introdurre, misure che in ogni caso presentano una chiara curvatura politica di tipo autoritario e liberticida.

Detto altrimenti, l’inaccettabile nella normalità diviene l’inevitabile nell’emergenza. Molto banalmente, nessuno di noi, credo, avrebbe accettato senza motivo di rinunziare alle proprie libertà confinandosi in casa per tre mesi. Nessuno di noi avrebbe accettato il ricatto dell’infame tessera verde.

Nessuno di noi avrebbe accettato il divieto di assemblea, ridefinito per l’occasione divieto di assembramento, se non vi fosse stata l’emergenza e se dunque non fosse subentrato quello che ho definito il paradigma securitario, che così dice: “vi è un’emergenza, la sicurezza di tutti è messa a repentaglio, dunque bisogna fare tutta una serie di cose che sono certamente inaccettabili di per sé, ma che divengono di vitale importanza e dunque necessarie con l’emergenza”.

Possiamo dire che tutto questo l’abbiamo detto e di più vissuto sulla nostra pelle negli anni seguenti. Per quel che concerne l’infame tessera verde, l’abbiamo davvero ripetuto ad nauseam. L’infame tessera verde figura, sotto ogni riguardo, come uno strumento di discriminazione, ma poi anche come un mezzo biopolitico di controllo sopra e sotto la pelle dei cittadini ridotti a sudditi.

L’infame tessera verde figura davvero perfettamente come metodo di controllo neoliberale, proprio di quel capitalismo della sorveglianza che tratta i suoi cittadini come sudditi controllati in ogni istante della loro esistenza. Non in ultimo, l’infame tessera verde pone in essere il dispositivo della libertà autorizzata tramite QR code. Ma una libertà autorizzata, lo ha sottolineato Giorgio Agamben, semplicemente non è più una libertà.

Diventa invece una gentile concessione del potere, una concessione che per sua natura, proprio come è stata fatta, può essere sempre di nuovo revocata.

Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro