Prosegue la battaglia di Consuelo Locati, avvocato delle famiglie delle vittime del Covid-19. Il legale, che difende oltre 500 familiari di persone che hanno perso la vita a causa del Coronavirus, ha depositato presso il Tribunale Civile di Roma oltre 2.099 pagine di documenti. Il materiale consegnato dal legale Locati fa leva sul mancato rispetto, da parte di politica e istituzioni, dei protocolli di sicurezza per limitare la diffusione del virus. La prima udienza della causa civile è prevista per il prossimo 8 luglio.

Ad essere chiamati in causa civilmente dall’avvocato Locati sono la Regione Lombardia, il Ministero della Salute e il Consiglio dei Ministri. A detta del legale, le istituzioni hanno la responsabilità di non essere intervenute in tempo per individuare e bloccare la diffusione del Covid-19.

Tra i documenti consegnati dal legale al Tribunale di Roma, anche i verbali della task force e il piano pandemico steso a inizio febbraio dello scorso anno e rimasto a lungo segreto. Locati non ha dubbi: le istituzioni avrebbero potuto mettere in atto vari provvedimenti per individuare i cluster ed evitare la diffusione massiccia del virus.

“Abbiamo chiamato in causa la presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero della Salute e Regione Lombardia. Preciso che i nostri assistiti, parenti delle vittime, non sono solo lombardi ma sono di tutta Italia. In questo atto, d’intervento adesivo volontario, le persone fanno riferimento a tanti decessi della seconda e terza fase.

Lo scudo penale c’è nei confronti dei medici ma noi non abbiamo mai intrapreso azioni civili o penali verso il personale sanitario: loro sono le prime vittime di questa strage. Anche la prima ondata sicuramente si poteva contenere, ma per quanto riguarda la seconda e terza la cosa è ancora più grave. L’anno scorso, nei mesi estivi, non abbiamo potenziato la medicina territoriale e gli interventi, i percorsi degli ospedali e tutta una serie di atti che dovevano essere compiuti almeno dopo la prima fase.

Ci sono i verbali della task force, il piano pandemico fatto a febbraio dell’anno scorso e rimasto segreto per tanto tempo… Abbiamo documenti a dimostrazione del fatto che le istituzioni fossero perfettamente a conoscenza del fatto che il virus fosse nel nostro territorio già da inizio febbraio. Se avessimo tracciato anche gli asintomatici, se fossimo intervenuti in tempo, probabilmente avremmo individuato i cluster e il virus non si sarebbe diffuso. Qui nella bergamasca è stata una strage, complice la mancata istituzione della zona rossa”.