Il Comitato tecnico scientifico si è espresso: via le mascherine all’aperto. Il Governo conferma e ufficializza: obbligo superato a partire dal 28 giugno in zona bianca. L’annuncio è arrivato forse dal più intransigente dei ministri dei due esecutivi che hanno gestito l’emergenza, Roberto Speranza, che per un verso ha dato comunicazione di un ritorno alla normalità ma “sempre nel rispetto delle indicazioni precauzionali stabilite dal Cts”.

Proprio nel parere dato dall’organo governativo in materia sanitaria potrebbe sottostare la beffa. I presunti esperti anche questa volta chiamati a decidere le sorti dell’intero Paese hanno aggiunto alcune condizioni in cui resiste il divieto di girare a volto scoperto. Si tratta di punti che nei fatti e nella maggior parte delle attività quotidiane, rende la novità in vigore dalla fine di giugno applicata solo in parte: “i contesti in cui si creino le condizioni per un assembramento (es: mercati, fiere, code, ecc.…); in tutti i mezzi di trasporto pubblico” e sempre in ottemperanza “delle disposizioni e dei protocolli stabiliti per l’esercizio in sicurezza delle attività economiche, produttive e ricreative”.

Qual è dunque la vera natura di un dispositivo simbolo dell’intera epidemia? Ne ha parlato in diretta Massimo Mazzucco, di Contro.Tv, intervenuto ai microfoni di Fabio Duranti e insieme a Francesco Vergovich.

Ecco il commento di Mazzucco a Un Giorno Speciale.

“Sono tutti giochini che fanno parte della scatola magica, nella quale prima ti vengono levate tutte le libertà più fondamentali e poi ti vengono ridate come dei biscottini: una per una, facendola apparire come una grande riconquista. Il capovolgimento non sta nella scatola, ma è la dinamica per la quale ti fanno sembrare che ti stanno facendo un regalo quando in realtà ti restituiscono quello che è stato un tuo diritto da sempre.

Il gioco è questo: mantenere al massimo con tutti i modi possibili lo stato di emergenza apparente. Se tu rimuovessi completamente l’uso della mascherina all’aperto, la gente avrebbe la percezione che il problema è finito. Quando il problema è finito, secondo loro nella testa della gente cala molto la necessità di vaccinarsi. Invece c’è secondo me un’intenzione chiara di usare la mascherina come simbolo, come allarme di ricordo. ‘Ricordati sempre che dovunque tu vada c’è qualcuno che ti può contagiare’.