Una sorta di cortocircuito tutto interno alla sinistra è andato in scena qualche giorno fa, quando la giornalista Rula Jebreal ha declinato l’invito a prendere parte alla trasmissione Propaganda Live dopo essersi resa conto che sarebbe stata l’unica donna ospite della puntata. Il programma in onda ogni venerdì sera su La7 aveva scelto di sentire la voce della scrittrice palestinese proprio sui fatti del conflitto in atto tra Israele e striscia di Gaza. E inizialmente Jebreal aveva dato l’ok alla sua partecipazione. Fino a quando però il venerdì stesso, al momento di comunicare via social gli ospiti del programma, è saltato all’occhio la scarsa partecipazione femminile.

Il tema della rappresentanza di genere all’interno dei programmi televisivi è una delle lotte portate avanti da Rula Jebreal, che così ha deciso di rifiutare comunicandolo sui propri profili. Da lì ne è seguito il polverone che rimane sollevato fino a questo momento: è giusto dividere perfettamente tra uomini e donne la presenza nei media così come in altri ambiti, oppure dovrebbe prevalere la strada della competenza?

Sull’accaduto è intervenuto in diretta, con Stefano Molinari e Luigia Luciani, il filosofo Diego Fusaro. Queste le sue riflessioni a Lavori in Corso.

“C’è stato già un redde rationem con chiunque non fosse allineato con il verbo unico politicamente corretto, che infatti è stato estromesso da ogni dibattito pubblico-televisivo già da tempo. E adesso c’è il redde rationem all’interno delle stesse conventicole del politicamente corretto. Se Rula Jebreal, che è la vestale del politicamente corretto arcobalenizzato si accanisce contro Propaganda Live, che mi pare di poter definire una sorta di area protetta, di oasi del politicamente corretto, siamo davvero giunti a un redde rationem.

Mi ricorda molto la logica della Rivoluzione Francese dove alla fine la rivoluzione divorava i suoi stessi figli e scattava la lotta a chi era più puro. Si troverà sempre qualcuno più puro che ‘ghigliottinerà’ metaforicamente chi è meno puro. E quindi ci sarà sempre qualcuno più politicamente corretto di altri.

Propaganda Live? A mio giudizio è il trionfo del politicamente corretto. Sarebbe un po’ come se si volesse discutere di eresia invitando solo ortodossi e portatori del messaggio cristiano. Non solo il tema deve essere ortodosso, ma anche chi lo discute. Io ho dato per curiosità uno sguardo a questa trasmissione che si trova in rete ed è davvero il tripudio del politicamente corretto. Basta vedere gli ospiti che invitano.

La realtà è più complicata rispetto a come viene cristallizzata dagli alfieri del politicamente corretto. E alla fine anche chi di politicamente corretto ferisce, rischia di perire di politicamente corretto.

Io devo dire la verità: mi sono trovato in trasmissioni in cui erano tutte donne e io ero l’unico uomo, ma non mi è mai venuto in mente di dire: no, non partecipo. Mi era capitato a La Gabbia, ma nulla di strano mi pare. Non bado al fatto che una sia donna, uomo, omosessuale o eterosessuale. E’ una persona, ma vale per come argomenta.

Del resto Zoro ha detto ‘noi scegliamo gli ospiti in base alla competenza’. Naturalmente il dibattito è aperto su questo tema, perché anche la competenza è discutibile. Questa è una violazione del tabù del politicamente corretto.

Fa un po’ ridere che i pedagoghi del politicamente corretto siano magari quelli che in altri tempi facevano qualcosa di non particolarmente entusiasmante. I tempi cambiano. Basta che il politicamente corretto non diventi uno strumento inibitorio rispetto alla libera discussione, perché questo poi è il vero problema che io vedo in agguato”.