Così ha scritto Giorgio Agamben: “l’attuale emergenza sanitaria può essere considerata come il laboratorio in cui si preparano i nuovi assetti politici e sociali che attendono l’umanità”. Parole lucidissime che mostrano come ciò che sta avvenendo non sia qualcosa di accidentale o di passeggero. Corrisponde al contrario al preparativo in atto di una nuova socialità, di una nuova normalità. Con buona pace di quanti credono che si tratti di un semplice evento di passaggio stiamo vivendo invece il rimodellamento integrale della nostra società dove l’emergenza svolge la parte di metodo di governo con il quale si generano i nuovi assetti politici e sociali.

Si consideri al riguardo una notizia che forse non ha avuto la debita attenzione. Corriere del Veneto, 20 maggio 2021: “Venezia, città in zona rossa per il G20 in luglio. Restrizioni dal 20 giugno”. Ebbene: poiché i padroni del mondo si riuniscono nel capoluogo veneto, è cosa buona e giusta blindarlo. Pardon, zona rossa. Come se vi fosse l’emergenza epidemiologica più acuta. Lockdown duro e puro. “Va ridotto al minimo il pericolo che esplodano manifestazioni e proteste – scrivono – con il rischio di incidenti ingestibili”.

Dunque scrivono apertamente che le misure che fino a ieri erano dette e celebrate come sanitarie, vengono ora utilizzate direttamente per fini politici di contenimento delle proteste. Insomma, misure che come il lockdown dovrebbero essere usate per contenere l’emergenza epidemiologica svolgono una parte apertamente politica volta a impedire il dissenso.

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