Una storia con un finale tutto da scrivere: è quella che si augura il dottor Giuseppe Di Bella, 80 anni in questo mese di maggio. Una vita spesa a rendere giustizia al padre il dottor Luigi Di Bella, inventore di una terapia contro il tumore mai accettata dalla scienza ufficiale. Complice una sperimentazione con tante ombre e poche luci, il Metodo è stato sempre osteggiato nonostante i risultati tramandati da padre in figlio. E proprio il figlio della Terapia, Giuseppe Di Bella, ora è alla ricerca di un aiuto per poter continuare a diffonderla.

Dopo anni di ricerche sul campo che hanno prodotto evidenze documentate, la missione è diventata quella della diffusione. “L’obiettivo sarebbe quello di trasmettere al maggior numero possibile di colleghi una serie di esperienza che sono state di mio padre”: così spiega il Di Bella in diretta ai microfoni del direttore Ilario Di Giovambattista e con Enrico Michetti. Anche perché, prosegue il professore, bisogna “cercare di superare un limite del Metodo, quello della difficoltà di spiegare a tanti colleghi che non conoscono la terapia”.

Ecco l’intervento del Prof. Di Bella.

“L’obiettivo sarebbe quello di trasmettere al maggior numero possibile di colleghi una serie di esperienza che sono state di mio padre. Sia di ricerche scientifiche, sia come modalità e metodo di applicazione clinica delle ricerca scientifica, valorizzazione di una serie di molecole confermate in letteratura ma che non sono ancora valorizzate. Anche per cercare di superare un limite del Metodo, quello della difficoltà di spiegare a tanti colleghi che non conoscono la terapia. Non c’è stata la possibilità di spiegare come funzionano i componenti, i riscontri nella letteratura scientifica e dargli le indicazioni per andare a controllare sulle banche dati le pubblicazioni. Molti sono ancora convinti che sia una terapia senza basi scientifiche, non sono informati e sono stati molto disinformati da un’informazione ufficiale.

Quando fu fatta la sperimentazione nel 98′ mio padre disse che sperimentavano elementi ovvi. La sperimentazione era superflua. Ma perché era superflua? Perché in fisiologia e biologia molecolare è matematico che qualsiasi crescita dipenda dall’ormone della crescita.

E’ lo stesso motivo per cui recentemente hanno sperimentato il siero iperimmune. Ma cosa vai a sperimentare? L’intera fisiologia e biochimica mi dicono che gli anticorpi agiscono su un germe, un obiettivo, su un microbo che è quello lì. E’ un dato di fatto. Per dire il contrario devono smentire l’intera fisiologia e biochimica.

E c’è un dato significativo, esattamente all’inizio della sperimentazione. Su tutte le banche dati mondiali, PubMed.Gov (la maggiore), la pubblicazione di un Premio Nobel Schally con un allievo, un candidato al Nobel Pollak, pubblicano un lavoro sull’effetto ‘sorprendente’ della somatostatina su tutti i tumori, perché diminuisce l’apporto dell’ormone della crescita.

Ora, questi sono elementi incontestabili, molti non li conoscono. Molti colleghi sono anche ostili. Io vorrei trasmettere ai colleghi che esistono dati di fatto scientificamente, logicamente, razionalmente, incontestabili, che oggi non sono applicati e valorizzati in terapia. E’ una proposta, un invito, a valorizzare delle molecole che possono cambiare la vita, la sorte, l’aspettativa di vita e la qualità di vita di tanta gente. Mettiamo in condizione la gente di avere meno sofferenze, di salvare vite umane”.