Un programma ironico e controcorrente per discorrere di piccoli e grandi temi: sarà questo il filo conduttore di “In barba a tutto” il nuovo programma di Luca Barbareschi in onda da lunedì 19 aprile su Rai 3. Parola d’ordine “sense of humor”, per un prodotto che sarà un mix di monologhi, contributi video e soprattutto una grande presenza di musica. Grande spazio sarà riservato alle interviste, in cui l’attore si propone di raccontare in una maniera singolare al di fuori degli schemi gli ospiti che affollano lo studio.

“In barba a tutto” segna il ritorno di Luca Barbareschi alla conduzione di un programma televisivo dopo più di dieci anni. Per presentare la sua nuova creatura il direttore del Teatro Eliseo è intervenuto in diretta ai microfoni di Francesco Vergovich: “E’ un vaccino in otto puntate, noi lo diamo gratuitamente a tutti i cervelli per sconfiggere un paradosso estetico e sintattico del mondo del politicamente corretto”.

Ecco l’intervista completa a Luca Barbareschi a “Un giorno speciale”.

“In barba a tutto è una specie di antidoto. E’ come il nuovo vaccino. E’ un vaccino in otto puntate, noi lo diamo gratuitamente a tutti i cervelli per sconfiggere un paradosso estetico e sintattico in cui il mondo del politicamente corretto, da Me Too a tutto il resto di questo mondo di idioti, distrugga definitivamente l’elaborazione del pensiero. E’ una trasmissione in cui, scelto un tema, verranno tre ospiti (ministri, attori, fantasisti, ignoti, chi vogliamo) che hanno voglia di affrontare un tema in maniera razionale, ma anche irrazionale.

Cosa è la trasmissione? E’ toccare temi, perché ti faccio un esempio: il bioparco di Roma. Tu quando porti i tuoi figli a vedere gli animali dici ‘andiamo allo zoo’. Ma il fatto che non lo abbiano chiamato bioparco, qualche genio del male, prevede che le stesse zebre che sono dentro il bioparco sono sempre depresse. In realtà dovrebbero essere contente perché perché sono in un bioparco, che è bio, è di sinistra e fa figo. Allora tu capisci che questa logica semantica fa sì che un giorno faranno le armi “green”, che è esilerante. Farebbero le “green war” e poi avremo le “green death”.

Siccome non ci deve essere giudizio morale sull’arte, bisogna salvarla”.