La pandemia legata al coronavirus si è da subito rovesciata, come più volte abbiamo ricordato, in una pandemia sociale ed economica. In particolare la pessima gestione dell’emergenza ha portato a un vero e proprio cataclisma sociale. Cataclisma sociale che puntualmente si è tradotto a sua volta in un’ecatombe di lavoratori e di precari, di partite Iva e di gestori di attività, che a colpi di lockdown assassini hanno perso tutto e in cambio hanno ricevuto ristori che in molti casi suonavano apertamente come un presa in giro del Governo.

I dati Istat parlano chiaro: un milione di posti di lavoro perduti in un anno di epidemia. Come peraltro parlano chiare le inchieste svolte in questo periodo da alcuni giornali come “Il Manifesto” che ha mostrato come sotto Pasqua vi fossero code chilometriche a Milano di persone che attendevano per poter avere un pasto caldo. Ebbene, diciamolo apertamente: se pericolosa è stata ed è l’epidemia, altrettanto pericolosa è stata ed è la gestione che di suddetta pandemia è stata fatta da parte del blocco oligarchico neoliberale.

Tra le categorie più colpite e che in questi giorni protestano per sacrosante ragioni vi sono anche quelle legate a quanti lavorano nel mondo delle palestre. Così leggiamo su Ansa.it, in un articolo preciso di questi giorni: “Covid, divampa la protesta delle palestre. Il 20% riapre nonostante le multe”. Non vi è dubbio: tra le categorie maggiormente colpite vi sono i lavoratori delle palestre, i quali hanno dovuto subire chiusure coatte che ancora oggi (aprile 2021) stentano a risultare in via di conclusione. Anzi, vi è da sospettare che dureranno ancora per parecchio tempo. Peraltro bisognerebbe seriamente domandare su che basi si giudichino le palestre luoghi di contagio e a rischio. O almeno, più a rischio dei mezzi pubblici.

L’obiettivo ancora una volta sotteso alla gestione dell’emergenza epidemiologica è una nemmeno troppo larvata aggressione ai ceti medi, nascosta appunto da una semplice gestione emergenziale. Che il capitale liquido e finanziario, legato ai colossi ecommerce e del web, odi i ceti medi, i negozi di prossimità, le palestre e i ristoranti, non è un mistero. Che sia in atto un’aggressione contro i lavoratori e quindi contro i gestori delle palestre è tutto fuorché un enigma da comprendere.

RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro