“Non esiste salute se non c’è salute mentale”: è questo l’allarme lanciato dalle nostre frequenze da parte della dottoressa Roberta Bruzzone, criminologa investigativa e psicologa forense, intervenuta in diretta per approfondire il tema degli effetti collaterali legati al lockdown. Oltre alle conseguenze tangibili sull’economia, le chiusure indeterminate e i divieti senza tregua dovrebbero porre i riflettori anche sui problemi psichiatrici che questi causano.

Un argomento che invece non sembra trovare spazio nell’agenda dei decisori politici, Governo compreso, forse troppo indaffarato a stabilire quanto ancora dovrà continuare questa zona rossa permanente. In una recente conferenza stampa, il Premier Mario Draghi ha per giunta ammonito gli operatori della salute mentale affermando che “è assurdo vaccinare uno psicologo di 35 anni”.

Un rimprovero che non è passato inosservato a Roberta Bruzzone, che insieme a Maurizio Scandurra, giornalista cattolico, e Francesco Vergovich ha preso la parola sulle recenti esternazioni di Draghi e più in generale sugli effetti del lockdown nell’equilibrio psichico delle persone.

Ecco l’intervento della Dott.ssa Bruzzone a “Un giorno speciale”.

“Non esiste salute se non c’è salute mentale.

Purtroppo la risposta sul piano sanitario mirata a ridurre il rischio di contagio ci ha riservato posizioni abbastanza ondivaghe, creando non poco scompiglio e non poca angoscia nei cittadini. Anche questa modalità di comunicare in maniera scomposta e sopra le righe di alcuni appartenenti all’ambito istituzionale e della sanità.

Quando ha cominciato a spargersi la voce del lockdown con le chiusure e le città sostanzialmente deserte, molti hanno veramente fatto un’enorme fatica a proiettarsi a un futuro possibile al di fuori di condizioni depressive e ansiose. Il numero di soggetti che ha tentato il suicidio o lo ha messo in atto in questo periodo è aumentato.

L’uscita di qualche giorno fa che ha fatto il nostro Premier Draghi relativamente alla figura dello psicologo, mi fa capire quanto effettivamente si sottovaluti quella che a mio modo di vedere sarà la vera onda lunga dell’epidemia, ossia le conseguenze sul piano del funzionamento complessivo delle persone sul piano del funzionamento mentale. E’ una parte che è stata completamente ignorata.

Ci sono persone in mezzo a noi, e ripeto numericamente sono rilevanti, che davanti a questo genere di scenario mette in campo condotte a vario titolo disfunzionali. E che hanno visto un peggioramento delle difese che utilizzano e che caratterizzano il loro funzionamento mentale, fino al punto di coinvolgere anche altre aree del loro funzionamento: relazionale, sociale, lavorativo e quanto altro.

Abbiamo assistito sotto il profilo clinico a un peggioramento notevole. Sia di coloro che erano già caratterizzati da un disturbo della personalità, ma soprattutto di tutti quelli che sono legati a vario titolo a scenario di tipo depressivo e ansioso. Lì è il vero serbatoio di problematiche di interesse psichiatrico che sta esplodendo. Sono aumentate le psicosi di natura depressiva, con soggetti convinti di non potersi sottrarre al virus e di conseguenza mettendo in atto comportamenti estremamente pericolosi.

Quindi, ripeto, la salute mentale in un’epoca come questa è stata a mio modo di vedere sottovalutata. Il fatto stesso che il Cts non prevede la presenza neppure di un professionista della salute mentale, questo ce la dice lunga su quanto questa componente del durante e post pandemia non sia stata proprio presa in considerazione”.