Una sensazione, innanzitutto, che va a braccetto con una previsione facile facile: la Ferrari SF21 non potrà fare peggio della monoposto della scorsa stagione, la SF1000. Sembra un’ovvietà; in buona parte lo è, ma è anche il primo elemento di conforto per i sostenitori della Rossa.
La monoposto presenta una livrea con due risaltanti note cromatiche: il verde (speranza?) della scritta di uno sponsor nella parte retrostante l’abitacolo e un rosso che sfuma verso l’amaranto man mano che ci si avvicina alla coda.

Estetica a parte, laddove era possibile, a livello regolamentare, apportare modifiche, sembra che a Maranello abbiano lavorato in modo sostanziale: l’aerodinamica appare variata in modo significativo soprattutto verso la coda, con due precisi obiettivi, ossia aumentare il carico aerodinamico perso con i regolamenti e ridurre la resistenza all’avanzamento, come ricordato dal Direttore Tecnico Enrico Cardile. Questo dovrebbe ripercuotersi positivamente sulla salvaguardia degli pneumatici.
Meno sostanziali e significativi gli interventi sull’avantreno, con la nuova ala anteriore che lavora in coppia con un “naso” più stretto, visibilmente, di concezione diversa rispetto al precedente. Sempre ricordando che telaio e sospensioni sono quelle dello scorso anno.

E adesso veniamo al “cuore”, il motore, vera nota dolente dello scorso anno. In questo caso ci affidiamo direttamente alle parole di Enrico Gualtieri, il Direttore della Power Unit: “La stagione passata ci ha restituito un verdetto in pista chiaro che per noi motoristi è stato il punto di partenza. Abbiamo seguito un approccio sistemico, lavorando con tutti i reparti insieme, la progettazione, la simulazione, lo sviluppo, la pista, nel cercare tutte le opportunità di miglioramento. Insieme ai colleghi del telaio abbiamo lavorato tanto sul layout della power unit, per cercare di rendere il più efficace possibile il progetto complessivo della vettura. Sul motore a combustione interna abbiamo operato per aumentare il grado di efficienza termica del motore stesso, anche grazie al contributo del nostro partner Shell, che ha portato un vantaggio stimabile in oltre un decimo di secondo di tempo sul giro. Stiamo inoltre sviluppando il sistema ibrido e la parte elettronica, cercando di rivederne tutte le componenti per ottimizzarle“.

Insomma, dopo il primo “vagito” e la presentazione della nuova creatura di Maranello, possiamo spenderci in una prima previsione, vista anche la particolare stagione che attende la Formula Uno prima del “redde rationem” regolamentare del 2022: il gap nei confronti di Mercedes non sarà ovviamente stato colmato del tutto, però la competitività media, soprattutto nel confronto con Red Bull e Renault, presenterà una soglia innalzata di un bel po’, se non di molto. Del resto, la Ferrari lo doveva a se stessa.

Paolo Marcacci