La discussione sul Covid è inevitabilmente anche una discussione sul nostro sistema sanitario. Passata la fase più inaspettata dell’emergenza, ci si chiede come sia possibile che dopo un anno l’Italia si trovi ancora a fare i conti con gli stessi problemi di inizio pandemia. Terapie intensive insufficienti, reparti in difficoltà, altre patologie trascurate, diagnosi rimandate…
La domanda è: perché non si è fatto niente per potenziare un sistema sanitario distrutto negli anni da tagli e smantellamenti?
Di questo argomento abbiamo parlato con l’avvocato Francesco Angelini dello Sportello Legale Sanità, in studio Ilario Di Giovambattista e Stefano Raucci.
“Questo – racconta l’avvocato Angelini – è un periodo molto difficile per la sanità italiana. Le problematiche che abbiamo riscontrato sono le omissioni di diagnosi, casi di infarti non trattati (gente che aspetta 10 ore prima di essere sottoposta alle analisi) oppure omissioni di diagnosi di tumore. Ovviamente perché in questo periodo l’accesso agli ospedali è diventato complicato… questo non dovrebbe accadere.
A mio giudizio si è avuto tutto il tempo per trovare delle contromisure al questa epidemia di Covid. Bisognava creare delle strutture finalizzate esclusivamente alla cura dei pazienti Covid in modo da consentire alle persone con altre patologie di poter accedere tranquillamente negli ospedali normali. Purtroppo non avendo fatto questa distinzione è chiaro che si trovano queste situazioni in cui chi ha un problema cardiaco grave si viene a trovare praticamente bloccato all’ingresso dell’ospedale. Un paese come l’Italia aveva tutto il tempo e le risorse per predisporre delle correzioni e purtroppo non è stato fatto”.