C’è certamente del vero e del comprensibile nella reazione di chi, avendo preparato la stagione sciistica seppure in ritardo, si trova a dovervi rinunciare avvisato all’ultimo momento. Ma è tutto in quell’ultimo momento… perché l’idea di dover ricominciare a sciare adesso, francamente, non si capisce da dove poteva venire. Siamo in un periodo cruciale della pandemia, non si riesce ad abbattere la curva dei contagi, che rimane alta, diminuiscono molto lentamente i deceduti e stiamo assistendo a mutazioni del virus e una di queste presenta un tasso di trasmissibilità più elevato, il 40%, della versione base. Questo si traduce in una letalità più elevata, proprio per il fatto che più contagi significano comunque più ricoveri in terapia intensiva e anche più deceduti.

Dunque non si riesce a comprendere come in questo periodo si potesse pensare di riaprire gli impianti. Non tanto per la sciata all’aperto, quella naturalmente non porta nessun tipo di vantaggio al contagio, ma per quello che accade in alberghi, ristoranti e soprattutto nei rifugi dove c’è un accalcarsi di persone e c’è l’assoluta impossibilità di tenersi una mascherina per il fatto che si sta lì per mangiare.

Nei nostri paesi vicini come Austria, Francia e Svizzera gli impianti non sono riaperti ovunque. In maggior parte sono stati riaperti in Austria e in Svizzera, mentre in Francia la maggior parte sono rimasti chiusi. Anche lì si scia in percentuali ridotte e con particolari restrizioni. Forse si potevano mettere in pratica le stesse restrizioni, ma certo non si poteva pensare ad avere una stagione. Il problema è stato nella comunicazione che è avvenuta, ovviamente, fuori tempo massimo. Ma in realtà alla riapertura non ci si doveva nemmeno pensare. Come non si può pensare normalmente di uscire da questo momento se non attuando misure restrittive. Forse anche misure restrittive totali, sarebbero più brevi, potrebbero essere meglio tollerate.

Avrebbero un effetto migliore, se le prendessimo subito. Si è visto nei calcoli fatti da Giovanni Sebastiani del CNR, che non è tanto importante la durata del lockdown totale ma il momento in cui lo metti in atto. Addirittura potresti risparmiarne una settimana, se lo facessi prima. Ma nessuno ha il coraggio di fare questa che è l’unica scelta giusta.

GeoMario, cose di questo mondo – Cose di questo mondo