Spesso negli ultimi tempi in Italia si è assistito a una profonda spaccatura tra le varie anime che compongono il Paese. Non solo a livello politico, dove ormai il litigio è all’ordine del giorno, ma soprattutto all’interno dei più disparati strati sociali.

Anche in questo caso, il covid ha avuto la funzione di accelerare e accentuare un processo già in atto da prima dello scoppio della pandemia. Con l’ingresso nelle nostre vite di questioni di ordine sanitario su lockdown, mascherine e vaccini, il popolo italiano ha mostrato tutte le sue divisioni interne.

Da ciò ne consegue un atteggiamento di censura generale nei confronti di chi si pone dei dubbi. Sul tema dei vaccini questo aspetta si fa sempre più evidente. Lo ha denunciato in diretta anche il professor Rosario Leopardi, docente di virologia al Karolinska Institutet di Stoccolma, che ha raccontato di alcuni suoi colleghi in Italia a rischio licenziamento se non si sottoporranno alla vaccinazione contro il covid.

Ecco il racconto del Prof. Leopardi a Un Giorno Speciale.

“A me sembra molto strano dover difendere un diritto costituzionale. E’ come se in Italia qualcuno debba giustificare di vivere in uno Stato di diritto. Questi diritti si stanno calpestando regolarmente, cosa di cui si parla pochissimo.

Io ho amici medici in Italia che mi dicono: ‘da me non è obbligatorio fare il vaccino, ma se non lo faccio non mi fanno venire sul posto di lavoro e rischio di essere licenziato’.
Una situazione del genere è tipica da caccia alle streghe. Si pone l’individuo nelle stessa situazione in cui era la strega nel Medioevo. In ogni caso la strega moriva. Questa è una situazione palese che si sta creando, ma che ufficialmente non viene fuori.

E’ sempre possibile che si crei una dittatura. Nessuno è immune, neppure la Svezia. L’Italia però ha flirtato con derive autoritarie da sempre. E’ una nazione portata a queste scissioni. Antropologicamente, ripeto, è sempre possibile che si crei una dittatura dappertutto, ma qui siamo molto più distanti da questo rischio”.