Sarebbe interessante condurre un’analisi delle espressioni politiche del premier Giuseppe Conte, ciò in ragione del fatto che a ben vedere, sarebbe anche rivelativo delle sue linee di condotta politica generale.
Ciò può essere interessante anche in ragione del fatto che Conte occupa in Italia un ruolo di primissimo piano: è l’uomo forte dall’esecutivo forte che addirittura sta mettendo a tacere la tripartizione dei poteri, fondativa di una democrazia matura.

Si è detto che invero questa condizione caratterizza non solo l’Italia di Conte ma larga parte dell’Europa, se è vero (come è vero) che l’emergenza epidemiologica del Covid-19 ha posto in essere una riorganizzazione autoritaria del capitalismo su scala globale, la quale poi si determina in una metamorfosi autoritaria dei singoli governi tra cui anche quello italiano.

I messaggi ambigui

Ebbene, in termini generali potremmo dire che il nostro Vis-Conte dimezzato giallofucsia ha una tendenza nell’agire politico di questo tipo: ciò che di buono e propositivo dice la parte buona Vis-Conte dimezzato, viene poi puntualmente smentito e tradotto in azioni di segno opposto dalla parte cattiva.
Se ad esempio la parte buona ci dice “mai più il lockdown“, quella cattiva dice invece che il lockdown è imminente e – puntualmente – lo attua.
E’ quanto abbiamo appreso in queste settimane, ed è quello che caratterizza più di tutto l’agire politico intimamente contraddittorio del nostro Vis-Conte dimezzato.

L’altra grande tendenza invece è la seguente: quando la parte cattiva del Vis-Conte dimezzato dice qualcosa di funesto, non interviene poi la parte buona a correggere il tiro. Al contrario la parte buona, puntualmente, tace.

Sul prossimo lockdown

E’ forse in questa chiave ermeneutica che si può leggere ciò che Conte ha dichiarato ieri e che tra gli altri ha riportato l’Adnkronos: “Covid, Conte: ‘Con seconda ondata scelte difficili‘, e ancora, “l’imminente seconda ondata di pandemia richiede a tutti i governi di prendere nuovamente decisioni difficili e richiede importanti sacrifici ai nostri cittadini“.

E’ tornato dunque il tempo delle “scelte difficili”: modo garbato per dirci che siamo di nuovo al tempo del lockdown, che la pandemia del rocchetto si è realizzata e che siamo nuovamente nella Fase 1.
L’altra parte interessante del discorso di Conte è che sono richiesti “dolorosi sacrifici ai cittadini“: non quindi alle classi parassitarie della finanza o ai burocrati di completamento e servigio di queste ultime, tra i quali parassiti metto i pavidi esponenti del governo giallofucsia.
No, a dover soffrire sono ovviamente lavoratori, precari, ristoratori, partite Iva, negozianti ecc. Loro dovranno ancora soffrire del moto pendolare di questa pandemia; perdere tutto per ridursi a una plebe di schiavi senza diritti.

La pandemia diventa quindi un chiaro metodo di governo per sterminare i ceti medi, per annientare le classi lavoratrici e per determinare il trionfo dei parassiti della finanza e dei loro servitori in livrea giallofucsia.


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