Siamo di fronte alla seconda ondata dell’emergenza sanitaria e sono sempre più le voci di protesta che sottolineano le problematiche del sistema sanitario. La situazione, rispetto alla prima fase, sembra non essere cambiata: sovraffollamento all’interno dei pronto soccorso e personale sanitario non sottoposto in maniera cadenzata al test rapido del tampone. Il rischio è quello di trovare una fonte di contagio nello stesso soccorritore.

Stefano Barone, Segretario provinciale del Sindacato Infermieri Nursind Roma, ha lanciato un grido di allarme proprio in merito a questo. Secondo Barone infatti il controllo del personale all’interno delle strutture ospedaliere è inadeguato e con esso anche l’organizzazione dei percorsi differenziati per gestire il sovraffollamento. I problemi di fondo sono quindi quelli già evidenziati più volte: difficoltà di tracciamento, carente numero di personale sanitario e mancanza di tamponi.

A “Lavori in corso” Stefano Molinari e Luigia Luciani intervistano al riguardo proprio Stefano Barone. Ecco le sue riflessioni.

“Questo grido di allarme è in merito al controllo e al monitoraggio del personale in maniera cadenzata per cercare di evitare che ci siano positivi e soprattutto asintomatici che continuano a lavorare. Noi come dipendenti del sistema sanitario, eseguiamo il tampone solo in presenza di sintomatologia, altrimenti si continua a lavorare. Non c’è una sorveglianza al domicilio che attende l’esito della patologia con l’insorgenza della sintomatologia inerente al Covid. Laddove positivo rimaniamo poi in quarantena.

Il nostro grido di allarme era su questo. Abbiamo tanti colleghi che da marzo non hanno mai fatto un tampone. C’è una circolare che stabilisce che l’operatore sanitario, solo laddove ha sintomatologia evidente al Covid deve fare il tampone sennò continua ad esercitare la propria professione. Fino a quando non insorge la sintomatologia io non farò mai il tampone e di conseguenza non saprò mai se sono positivo e, a mia volta, posso contagiare tutte le persone che ho intorno. Il personale sanitario ha bisogno di saperlo all’istante.

Questo ha comportato che tanti colleghi asintomatici hanno continuato a lavorare, contagiando altri colleghi e pazienti. Tutti i giorni ci comunicano che ci sono tanti casi di positività tra i dipendenti.

Qualcuno si è mosso in estremo ritardo. E’ da irresponsabili non esserci preparati all’autunno. Oggi potevamo affrontare il virus in maniera diversa, con dei piani organizzativi, sicuramente con del personale che doveva essere assunto. I 53 mila infermieri che mancano in Italia sono ante-Covid. Sono temi denunciati già a suo tempo, come per il sovraffollamento del Pronto soccorso. Il tema che ritorna oggi con le ambulanze bloccate fuori è lo stesso che abbiamo affrontato ogni anno di questi periodi. Noi oggi stiamo messi peggio della primavera. Il paradosso è questo, oggi dovevamo essere pronti sapendo con quale mostro stavamo combattendo. Dovevamo avere dei percorsi precisi”.


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