Uno dei particolari più crudeli dell’epidemia di coronavirus è probabilmente il fatto che non si ha certezza di quando finirà.
L’attesa messianica del vaccino è partita sin dai primi mesi di pandemia, ma forse non conoscerà mai fine nonostante i proclami politici che poco hanno a che fare con la vera ricerca epidemiologica, visto che imperversano sin da marzo più come promesse elettorali che come risultati scientifici.
Se però non finirà tutto per il vaccino, è possibile che finisca tutto in modo naturale. In che senso?

Lo ha spiegato a ‘Lavori in Corso’ il Professor Massimo Ciccozzi, Direttore dell’Unità Statistica medica ed epidemiologica del Campus Bio-medico di Roma. E’ possibile che il virus si adatti all’organismo umano, come effettivamente starebbe emergendo nei lavori citati dal Prof Ciccozzi.
Di certo non si tratta di un processo né repentino, né incondizionato: scopriamo di più nell’intervista di Stefano Molinari e Luigia Luciani

Abbiamo un nuovo aumento del numero di casi che noi in parte ci aspettavamo, ma non certo così tanti, devo essere onesto.
Sono preoccupato ma non ho paura perché il tasso di letalità e sullo 0,6%, molto lontano dai picchi di marzo.

Questo enorme numero di casi ci dà un po’ fastidio per gli ospedali, che sono un pochino in crisi in questo frangente. Non tanto le terapie intensive che ancora stanno reggendo.
Diciamo che coloro che si ricoverano di media gravità, sono tanti. Questo a cosa è dovuto?
Stiamo finendo di scontare una coda che parte dall’estate che ha generato alcuni focolai (sono comunque de cluster epidemici), per cui non si possono fare tante previsioni sul domani semplicemente vedendo l’oggi.

Non c’è stato quello che si poteva auspicare, cioè un rinforzo della sanità di territorio. I medici di frontiera sono i primi ad essere interpellati quando si sta male, quindi non abbiamo messo loro in condizioni di agire e di poter curare le persone paucisintomatiche a casa. Dovevamo subito rinforzare la sanità di territorio, dovevamo subito capire come fare un rintracciamento per rinforzare l’epidemiologia di territorio, quella famosa epidemiologia di campo che tanto ci ha fatto bene in Campania e in Puglia quando c’erano le epidemie di epatite.

Quello che poi mi dà pensiero è che abbiamo di nuovo assistito ai focolai nelle RSA.
Queste sono persone fragili che noi dovevamo sapere e capire visto quello che avevamo passato, che erano da proteggere. Diciamo che un po’ tutto questo ci ha portato a questo numero di casi.
Ovviamente ci siamo anche un po’ rilassati, e anche questo spiega questi numeri.

E’ ovvio che noi tutti ci aspettiamo un vaccino, ma attenti che il vaccino non è mica un “tana libera tutti”. Se arriva il vaccino e si fa una vaccinazione di massa partendo dagli operatori sanitari, poi a tutta la popolazione, noi dobbiamo comunque continuare a distanziarci e a portare la mascherina, perché agendo noi e agendo il vaccino per un determinato periodo di tempo (spero lungo), noi la circolazione reale la cominciamo ad annullare, che è quello che epidemiolgicamente sta accadendo: il virus prima o poi si adatterà a noi.
Noi gli dobbiamo dare una mano facendolo circolare il meno possibile: meno circola, prima si adatta
“.


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