Sentiamo spesso dire che l’Italia è il fanalino di coda su molti parametri economici.
Non è vero.

Oggi ho avuto l’occasione di soffermarmi su di un dato che, anzi, dimostrerebbe il contrario.
Esaminando una serie storica che va dal 2000 al 2015, una statistica – fonte USD – nella quale, paragonata alla media di altri paesi come Spagna, Stati Uniti, Francia, Finlandia, Germania, Giappone, Regno Unito, l’Italia primeggia in modo assoluto.

Di quale dato USD stiamo parlando? Della percentuale di giovani cosiddetti “NEET“, acronimo inglese che sta per “Not in Education, Employment or Training”: giovani né in occupazione, né in scolarizzazione, né in un percorso di apprendimento e formazione al lavoro.
Giovani disperati. Questo è il parametro in cui siamo primi al mondo (nella serie storica che va dal 2000 al 2015) e probabilmente non è andata meglio negli ultimi anni.

Continuo a vedere però atti del Governo come le discussioni sui monopattini (l’altro giorno il Senato si occupava di problemi come il limite di lunghezza dei pesci da pescare).

Ora, di fronte a questi impegni del Parlamento che ormai di fatto non esiste più, perché c’è un organo monocratico che ormai decide per Dpcm, al di là della forma mi interessa segnalare la sostanza: siamo un Paese che si permette di avere giovani che non sono occupati, né studiano e nemmeno sono avviati al lavoro. E ci occupiamo di tutt’altro.

Ma dove pensate di andare?

Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi


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