L’incedere dei Governi, i cambi di regia ai posti di comando, il ricambio generazionale della classe dirigente: sono tutti elementi che mutando l’equilibrio giuridico e politico del Paese. E che portano a riforme di rango costituzionale, come in occasione del quesito referendario del 20 e 21 settembre, le quali modificano il disegno voluto dai padri fondatori della nostra repubblica.

Ma cambiamento non è per principio sinonimo di miglioramento. Vale per tutto, dalle piccole cose all’amministrazione del sistema-Paese. Così avvinandosi all’ennesimo tentativo di modifica dell’ordinamento posto in essere dalla Costituente del Dopoguerra, ci si pone la domanda: si tratta di un’evoluzione oppure di un’involuzione?

Alcuni motivi per puntare alla seconda delle due opzioni, ce li ha forniti il professor Enrico Michetti ai microfoni di Fabio Duranti e Francesco Vergovich.

Ecco l’intervento del Prof. Michetti a “Un giorno speciale”.

“La Costituzione per un cittadino è la più grande tutela che può avere. Ecco perché è tascabile. Perché ogni norma trova la propria coerenza e applicazione all’interno della Carta.

Quello che sta accadendo è che la gente, piano piano, sta perdendo la consapevolezza dei propri diritti. Sta perdendo la consapevolezza dei propri doveri. E quindi sta perdendo il valore essenziale del proprio vivere civile. Sta perdendo la cosa più bella che ha, senza rendersene conto. La gente sta lasciando calpestare la sua più grande tutela.

Questo sta accadendo all’interno di un circuito di menzogne, di sopraffazioni, di mistificazioni, di inganni, di falsa informazione, di demagogia allo stato puro.

Sapete quanti sono i collegi in Italia in cui il cittadino può esprimere una preferenza? 232. Gli altri sono nominati dai partiti, in un sistema proporzionale con le liste bulgare. Per cui, quando si fa il rapporto con gli altri Paesi si deve dire che noi abbiamo 232 deputati eletti. Non uno di più. Il cittadino non può scegliere”.


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