Non si parla d’altro in questi giorni che dello scandalo dei parlamentari di Lega, Movimento 5 Stelle e Italia Viva che hanno chiesto i 600 euro dovuti dal Governo a chi era in difficoltà durante l’emergenza Covid-19.
Tutti urlano con toni spesso moralistici che è un’indecenza, una vergogna, e naturalmente se consideriamo la situazione gravissima che ha travolto l’Italia anche sul piano economico durante l’emergenza, non si può non concordare con il j’accuse lanciato dai nuovi indignati.

Il vero nocciolo della questione

Associandoci a queste critiche rispetto all’operato del Governo che ha reso possibili situazioni surreali come questa, si dovrebbero svolgere due celeri considerazioni: in primis non bisognerebbe tanto indignarsi con coloro i quali, pur con il loro lauro stipendio parlamentare, hanno chiesto i 600 euro: si rimarrebbe altrimenti sul mero piano morale.
Il problema è ben più radicato e radicale, cioè quello della questione politica.
Dobbiamo domandarci se davvero il sistema ideato dal Governo era stato congegnato in maniera tale da far sì che anche politici con stipendio parlamentare potessero de jure usufruire di quei 600 euro.

In questo modo (se così fosse) coloro i quali ne hanno usufruito, l’hanno fatto pienamente di diritto. Il problema è che si sia prodotta una situazione in cui ciò è potuto accadere.

Che tempismo

In secondo luogo occorre parlare del tempismo di questa situazione: perché proprio ora è emersa la vicenda dei parlamentari che hanno chiesto i 600 euro?
Perché proprio ora si è scatenata questa bufera?
Si tratta di un puro caso?
Perché non è emersa prima?

Sorge allora spontaneamente il sospetto che si sia risvegliata ad hoc questa vicenda (o che addirittura la si sia fatta emergere alla pubblica attenzione ora) con un chiaro obiettivo: quello di colpire l’idea stessa del Parlamento e dei parlamentari.
Ciò non del tutto in maniera innocente, se si considera che a settembre ci sarà il referendum per il taglio dei parlamentari.

Il pretesto per far passare un’idea tremenda

Sotto questo riguardo la vicenda sembra davvero essere utilizzata e utilizzabile per delegittimare l’idea stessa del Parlamento e dei parlamentari, presentandoli come corrotti e quindi degni di perdere il loro posto.

L’ha detto – non per caso – Manlio Di Stefano (ancora una volta dalle surreali posizioni) perché ha posto in correlazione lo scandalo con il referendum per il taglio dei parlamentari.
L’equazione è piuttosto rozza: “Visto cosa sanno produrre i deputati? Ecco, è giunto il momento di dare un taglio ai parlamentari“.
Nulla per caso, ancora una volta ci troviamo in un ordine del discorso che pare casuale, ma in realtà procede secondo una ferrea necessità, tutta a favore dell’ordine dominante.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro


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