Se dovessimo studiare superficialmente l’etimologia di “liberismo”, noteremmo a primo impatto che il vocabolo deriva dal termine “libertà”.
Forse ne è l’estensione? Magari un rafforzativo? Sì, se concordiamo con la logica secondo la quale il libero mercato non debba avere confini, che risponde alla definizione di liberismo.
La libertà può però presto indurre in tentazione divenendo l’alibi di un “cannibalismo” del consumo senza limiti.
Questo il parere di Diego Fusaro, che ha spiegato il perverso meccanismo a ‘Un Giorno Speciale’.
Nel dibattito tra patriottismo ed entità sovranazionali ci sono ben più che i semplici valori di mezzo. È la questione pragmatica che interessa al filosofo e saggista: siamo sicuri che togliendo di mezzo lo Stato e promuovendo un mondo senza confini, l’ingorda schiera dei mercati non avrebbe campo libero per travolgere l’economia e cultura dei cittadini? Perché nessun esponente politico si impegna nella lotta alla minaccia liberista?
Ecco la risposta ai microfoni di Fabio Duranti e Francesco Vergovich.
“Il liberismo è la razionalità politica dei mercati e per i mercati, il dogma in accordo con il quale si presume che il mercato sia l’unica sorgente di senso o comunque la più importante.
Il liberismo, se vogliamo usare la vecchia topografia politica, è insieme di sinistra e di destra. Economicamente è a destra, mentre culturalmente ha il supporto della sinistra. Di destra perché vuole deregolamentare, dare il potere ai più forti, liberarsi dai vincoli dello Stato, mentre si colloca a sinistra tramite il discorso del neoprogressista che fa in modo che ci si mobiliti per tutto, fuorché contro le asimmetrie di mercato: queste battaglie non dicono mai la contraddizione economica, anzi talvolta la supportano.
Faccio l’esempio del neofemminismo progressista, che colpevolizza oggi l’uomo bianco come responsabile di tutti i mali della storia e dimentica di dire che una donna ricca ha sempre avuto più potere di un uomo povero presso qualsiasi società: la visione classista.
Così dimenticando quest’ultima oggi un giovane precario islamico vede come nemico un giovane precario cristiano, e mai l’élite finanziaria.
In politica abbiamo gruppi di destra e di sinistra che combattono su questioni minimali, ma non mettono mai in discussione l’ordine liberista. Per questo non esistono partiti plurali, esiste un partito unico del liberismo con all’interno varie sfumature cromatiche che vanno dal fucsia di Liberi e Uguali fino al bluette di Salvini. Ma è sempre il medesimo partito unico del liberismo.
Se noi rimuoviamo la potenza dello Stato e la sostituiamo con il mito del mercato deregolamentato avremo semplicemente lo strapotere dei più forti: una sorta di neocannibalismo liberista in cui il più forte comanda senza che ci sia uno Stato a limitarne gli appetiti. Questo è il punto fondamentale che sfugge ai neoprogressisti.
Senza lo Stato sovrano nazionale non c’è la libertà, ma solo lo strapotere del più forte“.
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