Nel giorno in cui Franco Sensi avrebbe compiuto novantaquattro anni, la Roma si gioca l’ingresso nell’Europa League che verrà in una afosa notte torinese, con la prospettiva di restare nella città sabauda fino a sabato notte, quando avrà affrontato entrambe le anime, non solo calcistiche, del capoluogo piemontese. 

Polemiche a strascico quelle sulle ore libere e sugli sbuffi di fumo di Zaniolo; ennesimo, spropositato ricamo scandalistico su ogni respiro, ogni gesto, persino ogni silenzio del ragazzo. 

Stanchezza e ottimizzazione tattica, entrambe sottolineate da Fonseca nella conferenza di ieri, portano a una formazione con Cristante in mezzo accanto a Diawara: prove generali pre-Siviglia quando non ci sarà Jordan Veretout. 

I giallorossi portano a casa i tre punti definitivi per bollare il passaporto europeo: questo garantisce un’estate di pianificazioni più serene e una preparazione il più possibile rispettosa del riposo e della ripresa. Superiorità romanista che a tratti abbaglia, nel fraseggio e nel palleggio, tanto che in tempo reale viene naturale dire che la riconoscibilità delle idee di Fonseca, soprattutto dalla mediana in su, è tornata alla ribalta.

Sacrificio corale, poi, da Dzeko in giù, nel coprire la fase di non possesso, altra spia di una riconquistata condizione e di una crescente brillantezza. Uomini simbolo di questo discorso: Diawara, che col nuovo modulo è più propenso all’assunzione di responsabilità; Spinazzola e Bruno Peres, efficacissimi sia in ampiezza che nel convergere; soprattutto, poi, Mkhitaryan: gli viene facile trovare metri e zolle per la progressione, con i giri del motore che supportano i fondamentali straordinari, ancora una volta messi in mostra soprattutto in fase di rifinitura, con il sincronismo ricorrente della partenza di Dzeko, con movimento regale, ogni volta che l’armeno riceve palla ai venti metri. 

Onore al merito a un Torino sempre vivo agonisticamente, a volte anche troppo, con Belotti rispolverato da Longo nel finale e il promettente Singo che trova il due a tre con la collaborazione generosissima di Pau Lopez. A questo proposito ci chiediamo: sarà il caso di riconsiderare la gerarchia dei portieri in vista del Siviglia? Lo sapremo a breve.

Nel frattempo, un fugace brindisi al raggiungimento dell’obiettivo minimo; un’ombra di dubbio sulla permanenza di Smalling, oggi perfetto in elevazione per l’uno a due; un monumento a Dzeko per come ha sciorinato il suo immenso campionario tecnico, compreso il gol annullato alla fine, roba da prestidigitazione calcistica. 

Paolo Marcacci