Non è ufficiale, ma praticamente fatto: possiamo considerare prorogato lo stato di emergenza nazionale fino al prossimo 31 dicembre.
Ad annunciarlo poche ore fa proprio Giuseppe Conte: “Ragionevolmente, ci sono le condizioni per proseguire lo stato di emergenza per il coronavirus dopo il 31 luglio”, ammette il presidente del Consiglio, che poi conferma la notizia sulla data di fine anno.

Un annuncio che ha suscitato le reazioni da una parte di Italia Viva, oppositore nella maggioranza, che ha invitato il Premier a riferire in Parlamento. Agguerrita la reazione di Salvini, “la libertà cancellata per decreto” ha commentato il leader della Lega.
Verso una posizione parallela ovviamente il MoVimento.
Ai nostri microfoni abbiamo ascoltato il commento del Senatore Marco Pellegrini.
Sentite cosa ha detto a Stefano Molinari e Luigia Luciani

Una decisione che altri non hanno avuto il coraggio di prendere

Sulla dichiarazione di Conte riguardo la proroga ragionevole dello stato d’emergenza
non avrei immaginato di dover interpretare quello che ha detto il Presidente del Consiglio: è una decisione da prendere e poi da far passare alle camere, nella centralità del Parlamento, che viene riconosciuto come fondamentale.

Proprio su questo ho sentito dalla destra la denuncia di una dittatura, Salvini e Meloni hanno detto durante il lockdown che Conte presiede un governo di cattivoni che ci tengono in casa per rimanere sulle poltrone. Ma questo è stato un dovere: tutelare la salute dei cittadini. Una decisione dolorosa che altrove non hanno avuto il coraggio di prendere e hanno avuto più vittime come Brasile e Stati Uniti. A me basta e sono tranquillo con la coscienza, sentendo dall’OMS che l’Italia ha preso buone misure.

La proroga è una misura precauzionale perché non possiamo prevedere se ci sarà una seconda ondata. Poi io non sono un virologo quindi, da politici, il nostro dovere è adottare queste misure di precauzione per evitare di farsi trovare impreparati se ci fosse un nuovo sfogo del virus.

Perché non un decreto legge? Capisco quest’appunto, ma noi ad oggi non abbiamo preso nessuna decisione e niente vieta la strada del decreto legge. Conte non ha detto che non seguiremo la via del decreto legge, la lettura della sua dichiarazione è prendiamo precauzioni in caso dovesse tornare un’ondata numero 2″.

Dovevano farlo le Regioni, e non l’hanno fatto

I pochi cittadini che si lamentano di non aver ricevuto la cassa integrazione sono pochi perché lo dicono i numeri, perché dobbiamo vedere i dati dell’INPS. Non sono un campione statistico rilevante le chiamate dei cittadini giustamente arrabbiati.
Ma spieghiamo che il passo fondamentale dovevano farlo le Regioni, e non l’hanno fatto. I maligni, come me, pensano che dietro ci sia un motivo politico. Probabilmente sarà perché le strutture regionali non erano pronte ad elaborare quella grande massa di richieste per la cassa integrazione.
Poi io ricevo centinaia di chiamate e messaggi di ringraziamento per i 600 euro e le altre misure prese.

Non si può contraddire la realtà, noi abbiamo preso delle misure che si sono rivelate efficaci ma certo non hanno potuto raggiungere tutti e non eravamo preparati”.

Scuola in presenza e smartworking

Un ultima cosa sulla scuola: c’è la voglia di fare la didattica in presenza mentre lo smart working continuerà perché ha una grande quantità di benefici. Eravamo indietro in Italia su questo e la pandemia ci ha dato la possibilità di innovare e svecchiare anche questa mentalità”.

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