Pericolo scampato. Il Tas di Losanna ha revocato la sentenza, spiccata dall’Uefa, che escludeva il Manchester City dalle competizioni europee per ben due stagioni.

Pep Guardiola può dunque tornare a dormire sonni tranquilli, stimolato pure dalla promessa di un prossimo mercato faraonico con cifre da capogiro. Insomma, la credibilità del meccanismo del Fair play finanziario sembra vacillare pesantemente. Le reazioni, da più parti, non si sono fatte attendere.

Il sistema di controllo dei conti delle società calcistiche del Vecchio Continente non è certo di facile lettura. Sembra essersi creato un vero e proprio oligopolio dominato da una ristretta cerchia di squadre stellari. Le altre si arrangiano come possono. Basti pensare alle compagini italiane, ormai alle prese con plusvalenze ed altre scorciatoie alquanto rischiose.

Nel pomeriggio di ‘Radio Radio Lo Sport’ Francesco Di Giovambattista e Zeljko Pantelic hanno interpellato Marco Bellinazzo, giornalista de ‘Il Sole 24Ore’ ed esperto del settore. In collegamento anche il Direttore di Tuttosport Xavier Jacobelli e Roberto Renga.

Il quadro della situazione spiegato da Marco Bellinazzo

Io non sono tanto d’accordo su queste letture disfattiste sul Fair play finanziario. La procedura impostata sul Manchester City era una causa sbagliata in partenza. Da un lato si andava a criticare, sulla base di quelle che erano le indiscrezioni di Football Leaks, i metodi di finanziamento del club attraverso sponsorizzazioni gonfiate fatte dalla stessa proprietà di Abu Dhabi dello sceicco Mansur. Le classiche sponsorizzazioni con parti correlate che superavano di gran lunga un limite che la Uefa ha fissato, cioè non oltre il 30% del fatturato globale.

Il fatto è che sulla maggior parte di queste sponsorizzazioni la Uefa si era già pronunciata nel 2014, anche a proposito del PSG, quando aveva erogato le prime sanzioni sul fair play finanziario. Quell’anno le sentenze furono molto blando, tanto è vero che le due società dopo un anno erano già uscite dal percorso sanzionatorio. L’organo contabile di Nyon si era pronunciato su fatti già prescritti, perché avevano superato i 5 anni dal loro accadimento. Quindi su quello il Tas ha avuto buon gioco ad annullare tutto. Questo è stato il primo errore contabile da parte della Uefa.

Il secondo aspetto, su cui si concentrava il giudizio, riguardava veri e propri pagamenti irregolari in nero fatti dalla proprietà del City per sostenere una serie di spese correnti. A partire dagli stipendi dei giocatori e degli allenatori. Su tali questioni la corte arbitrale, come anticipato ancora da Football Leaks, ha ritenuto che non si sia raggiunta una prova sufficiente per arrivare ad una condanna. Vendendo meno l’impalcatura delle accuse, l’unica cosa che il Tas ha potuto confermare sono i 10 milioni per la mancata collaborazione da parte del City alle indagini.

Chiaramente viene messo in discussione tutto ciò che significa oggi il Fair play finanziario, e i suoi principi, ma a mio avviso va letta alla luce di quella che era tecnicamente questa procedura. Dopo se vogliamo fare un processo al Fair play finanziario, io sono il primo a farlo. Ma questi presupposti erano sbagliati”.

Roberto Renga

Io su quasi tutto sono d’accordo con Bellinazzo. Questa vicenda mi aveva incuriosito. Se non sbaglio, nasce tutto da Rui Pinto. Quel ragazzo, che ormai è diventato un ometto, in questo momento dovrebbe essere in carcere in Portogallo per rispondere a 171 accuse. Tra le altre c’era anche il fatto che, come si diceva, Pinto ricattasse alcuni club. Poi, non c’è dubbio, si tratta di prescrizione perché i fatti risalivano al 2014. Probabilmente è stato sbagliato il momento delle accuse. Poi non so se è vero che tra i giudici del Tas ci fossero solo membri dell’Uefa. Tutto il resto delle accuse mi sembrava un pochino campato in aria.

Xavier Jacobelli

L’analisi di Marco Bellinazzo è assolutamente esaustiva. Oggi abbiamo registrato anche le reazioni di  Mourinho, abile dal punto di vista dialettico, che ha dichiarato: ‘Questa è una sentenza vergognosa perché ha comminato 10 milioni di euro di multa al City, e sarebbe comunque vergognosa in caso di colpevolezza perché sarebbe stata insufficiente’. Troppo spesso, in questi anni di Fair play finanziario dell’Uefa, gli osservatori che non hanno pratica della materia hanno ricavato l’impressione che all’Uefa ci sia la legge della fattoria degli animali di George Orwell. In quella fattoria tutti gli animali sono uguali ma i maiali più uguali degli altri perché comandano. Quindi è questa la sensazione sgradevole in base alla quale chi ha molti santi in paradiso, legati soprattutto alla fortissima solidità finanziaria di alcuni gruppi che posseggono determinati club, abbia la possibilità di evitare per esempio mancate partecipazioni alle coppe europee pagando multe anche salatissime. Ricordiamo cosa avrebbe significato per il City, nell’ambito del calcio mercato, l’esclusione dalle coppe addirittura per due stagioni.

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