L’affidamento del nuovo ponte di Genova ad Autostrade per l’Italia stona con la storia italiana più recente . Ineccepibile dal punto di vista legale, vista la corrente concessione alla società della famiglia Benetton, questa notizia stride con la narrazione politica che da due anni annuncia una revoca che non è mai arrivata.

Nulla è cambiato da quel 14 agosto del 2018, quando l’intero Paese assisteva inerme alle immagini del crollo di quel tratto di strada che si è portato con sé 43 vittime. Tutti invece ricordano le parole dei 5 Stelle, da Di Maio (allora vicepremier) a Toninelli (allora ministro dei Trasporti), che sin dai primi attimi di quella tragedia gridavano “fuori i Benetton da Autostrade”.

Perché alla politica dell’annuncio non è seguita una politica dei fatti? Alla domanda ha provato a rispondere Edoardo Rixi, deputato genovese della Lega.

Ecco il commento di Rixi ai microfoni di Luigia Luciani e Stefano Molinari.

Oggi la notizia è che la ministra De Micheli ha dato la gestione del nuovo ponte ad Autostrade per l’Italia. E domani ricordo che la Corte costituzionale si dovrà pronunciare sul ricorso fatto da Aspi. Quindi siamo anche alla vigilia di una sentenza che il ministro ha voluto prevenire.

Se non si dava ad un gestore non si inaugurava il ponte. Il problema è che da due anni non si decide e questo sta bloccando tutte le opere autostradali in Liguria. Milioni di persone fanno decine di chilometri di coda.

La Liguria è ormai bloccata da un paio di mesi perché il 29 di maggio il Ministero dei Trasporti ha modificato le regole rifacendo fare tutte le manutenzioni ad Aspi. La scelta di oggi, con Conte che dalla Spagna dice di non condividere la lettera del ministro, non è esattamente il modo più chiaro di procedere”.


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