La festa del Napoli in seguito alla vittoria della Coppa Italia fa discutere non solo in termini calcistici. Ieri sera al termine dei calci di rigore, che hanno incoronato la squadra partenopea e condannato l’acerrima nemica Juventus, è partito il carosello all’ombra del Vesuvio.

Così per le strade e le piazze del capoluogo napoletano è esplosa la gioia dei tifosi. Stando alle stime ufficiali sono stati circa 5000 i portacolori azzurri ad invadere la città e soprattutto ad aver abolito per una notte le misure di prevenzione dal coronavirus.

Per commentare le immagini della scorsa serata e nottata Luigia Luciano e Stefano Molinari hanno ascoltato il parere di Federico Monga, direttore del Mattino, il quotidiano di Napoli per antonomasia.

Ecco cosa ha raccontato Federico Monga a “Lavori in Corso”.

Irrazionalità partenopea

Ieri sera Napoli è stata la prima città che si è buttata in strada per festeggiare. In fin dei conti il tifo è liberazione, incoscienza, voglia di uscire dall’ordinario. Se necessario il napoletano esce dalla sua indole anarchica. Ieri sera è successo questo.

Napoli è città irrazionale. E’ stata tra le più attente ai comportamenti contro la pandemia. Ma allo stesso tempo ieri sera si è buttata nella fontana del Carciofo tutti ammassati e senza mascherine”.

Si scende in piazza per il calcio, non per la politica

“Si può notare che chi è stato finora paladino ‘dei lanciafiamme alle comunioni’ adesso taccia. La linea del governatore De Luca è che adesso le ordinanze non possono fare più nulla. E le scene di ieri sera a Napoli si cominceranno a vedere anche nelle spiagge e in altre parti della città.

Certo la gente non scende in piazza per la politica, ma per il tifo di una squadra di calcio. Può essere triste, il ragionamento dovrebbero farlo la politica”.


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