Sono ben 670 le cause per diffamazione con le quali si è dovuto misurare l’Onorevole Vittorio Sgarbi in questi anni. Un numero intollerabile, secondo il Deputato, che sarebbe testimonianza di come taluni magistrati vadano a volte contro il principio democratico di poter sostenere anche le posizioni minoritarie. “Ho detto quello che si meritavano – ha dichiarato ai nostri microfoni – difendevo il potere a cui appartenevo, il potere legislativo”.
In questa intervista Vittorio Sgarbi ha ripercorso con noi alcune di quelle che lui considera “azioni sistematiche contro lo Stato e contro la politica”. Ecco cosa ha raccontato a Francesco Vergovich.
Sgarbi furioso con i magistrati ► “Esibizionisti privi di ogni logica e di ogni rispetto!”
“Non è tollerabile. Io sono stato al centro di inchieste giudiziarie grottesche e insensate. Un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa in Calabria solo per essersi candidati là. Questo non passerà e non verrà perdonato.
Quei magistrati che poi sono stati commissariati e dopo 8 mesi archiviata quella ridicola inchiesta da Pier Luigi Vigna, un Magistrato che aveva una storia e una tradizione come Armando Spataro e non degli esibizionisti privi di ogni logica e di ogni rispetto. La democrazia presuppone che uno possa sostenere anche delle posizioni minoritarie. Questa inchiesta mi ha fatto intendere nel mio corpo vivo l’azione criminale di molti magistrati.
D’altra parte verificavo quello che non si è più verificato: 276 parlamentari raggiunti da veto di garanzia, uno dei quali si suicidò. Quindi una serie di atti che hanno portato a catastrofi, inchieste che sono finite con circa 3000 avvisi di garanzia quindi una dimensione che non poteva che essere politica. Così come il processo Andreotti: io sono condannato per aver detto che il processo Andreotti era politico. Se non era politico quello…
E così avveniva tra Di Pietro e Craxi: i due processi cardine sono processi alla politica attraverso due persone indicate come capri espiatori. E questo ha portato a 3000 indagati di cui più della metà poi prosciolti o archiviati. Quindi l’azione era sistematica contro lo Stato, un colpo di Stato che era stato condotto da Borrelli e dai suoi che poi è finito nel fallimento.
E io ho detto quello che si meritavano, difendevo il potere a cui appartenevo, il potere legislativo. Quello che mi piace è che molti di quelli che ho attaccato sono stati incriminati”.
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